domenica 28 dicembre 2014

La Regina d'Africa


Se ci fosse ancora, la "Regina d'Africa" oggi avrebbe compiuto trent'anni, che per un pub situato in piena pineta a tre chilometri a meridione di Marina di Ravenna, sono un'enormità. Eppure fu proprio quel locale ad anticipare praticamente tutto quello che è successo negli anni successivi in tutta la Riviera romagnola. Ma andiamo per gradi. I cinque fondatori furono Walter Pretolani (poeta e insegnante, l'ho avuto per un anno come professore), Mauro Zanarini, Giorgio Benelli, Domenico Berardi, che purtroppo si è tolto la vita nello scorso luglio a soli 60 anni, e Valerio Ravaioli, ritratti in questa foto d'epoca.

"La Regina d'Africa" racconta Pretolani "fu inaugurata il 5 giugno 1984. Non avevamo fatto pubblicità, ma arrivò lo stesso tanta gente che si formò una fila di auto lunga due chilometri". Il nome fu deciso a casa di Danilo Montanari a Ravenna, all'epoca titolare delle edizioni artistiche Essegi, molto in auge in quegli anni, e fu una risposta al "mortorio" cittadino dell'epoca, quando tutti i bar del centro chiudevano alle 21, e non rimaneva che qualche cinema dove infilarsi. Vinse per l'appunto questo film del 1951 diretto da John Huston. "La Regina d'Africa" prosegue Zanarini "aveva una scelta di etichette nuove e ricercate. Siamo stati i primi a vendere il vino nel bicchiere. E poi c'era la birra alla spina, che fu anche quella una grossa novità".. D'estate veniva allestito un palco all'esterno, dove si esibivano gli artisti più quotati di quel periodo. Personalmente ricordo i mitici "Aringa e Verdurini", in pratica una coppia di attori maschio e femmina, lui bolognese, lei fiorentina, Maria Cassi, compagni anche nella vita, lui al piano e lei alle imitazioni. Ora Maria Cassi calca le scene di importanti teatri nel Regno Unito e altrove, senza più il suo compagno di quegli anni. Un'altra presenza costante era Serena Bandoli, vocalist di grande potenza, tutt'ora attivissima insieme al suo chitarrista di sempre, Fabrizio Tarroni. Ma se è vero che il bel gioco dura poco, anche qui la regola venne rispettata rigidamente. I cinque soci avevano comunque un altro lavoro, e dopo tre anni alcuni si tirarono da parte, anche perché il locale era aperto tutta la notte, e certi ritmi non sono sostenibili alla lunga. Altre persone subentrarono. Uno degli ultimi cuochi del locale fu il primo figlio di un ancora quasi sconosciuto Ivano Marescotti. Infine, nel 1989, l'incendio che la semidistrusse, quasi certamente doloso. Tre anni fa ci fu, peraltro, l'interessamento di un pool di imprenditori locali che acquistò l'edificio, col proposito di farlo ripartire, ma poi non se ne fece nulla. L'avventura di quel locale ora passato alla leggenda, viene ora raccontata da Walter Pretolani nel libro dal titolo omonimo, con disegni di una vecchia conoscenza del mondo dei fumetti, il ravennate Davide Reviati, e incisioni di Umberto Giovannini. Certe magìe, ahimè, non si ripetono così facilmente, soprattutto coi tempi che corrono. Nella foto in basso, Ravaioli, Zanarini e Pretolani, oggi.

sabato 20 dicembre 2014

Settantesimo della Liberazione di Ravenna e della zona est della Romagna

     

Ragazze poco più che adolescenti affiancavano spontaneamente i partigiani come staffette, o raccogliendo per loro denaro e beni. Dopo l’8 settembre del 1943 diedero vita anche a Ravenna a quella forma di movimento nazionale chiamato Gruppi di difesa della donna. A loro, “Donne resistenti contro il nazi-fascismo 1943-1945”, in occasione del 70° anniversario della Liberazione di Ravenna, viene dedicato il parco situato a Borgo Montone lungo il viale Altiero Spinelli.

“Nel 70° anniversario della Liberazione della città - dichiara l’assessore alle politiche e cultura di genere Giovanna Piaia - abbiamo ritenuto doveroso portare alla luce il lavoro svolto dalle donne durante la Resistenza nel Gruppi difesa della donna, e rendere loro omaggio con questa intitolazione. A poco a poco, la storia porta alla luce l’importanza del ruolo che le partigiane hanno assunto in quella fase storica del nostro paese. C’è ancora molto da approfondire su di loro perché quelle donne preferivano non apparire, ma oggi sappiamo che sono state oltre 2milioni le italiane che come staffette, come sarte, cuoche, infermiere, tanto per fare alcuni esempi, hanno dato un contributo determinante al riscatto del nostro paese dal giogo fascista. A loro, “al tabachi”, il termine dialettale per ragazze, mutuato anche per intitolare le iniziative dedicate all’anniversario dei Gruppi difesa della donna che si sono svolte il mese scorso, vogliamo dedicare quest’area verde affinché i loro sacrificio entri a pieno titolo nella memoria cittadina al pari delle nostre grandi figure della Resistenza”.

L’iniziativa conclude il programma di eventi per celebrare il 70° della nascita dei Gruppi di difesa della donna cui, il mese scorso, sono stati dedicati un convegno e una mostra col titolo “Al tabachi” a cura del Comune, Biblioteca Classense e con il contributo di Cgil, Fondazione bella ciao, Coop. Adriatica; con il patrocinio della Provincia e la collaborazione di: Accademia di belle Arti, Anpi, casa delle donne, Fondazione Casa Oriani, Istituto storico della Resistenza, Rete regionale archivi dell’Udi. Nella foto in basso veicoli alleati in Piazza del Popolo a Ravenna.