giovedì 12 ottobre 2017

L'incredibile storia di Maria Stella Chiappini finalmente a teatro! Si tratta di una bimba nata nel 1773 da Philippe "Egalitè", cugino del Re di Francia e aspirante al trono, simpatizzante rivoluzionario e massone, che scambiò la propria figlia con un bambino nato al capo carceriere di Modigliana (Forlì), mentre lui e la moglie erano ospiti di nobili faentini. Chiappini si ritrova di colpo promosso e mandato a Firenze, della figlia si innamora un ricchissimo Lord inglese, Pari della Corona, vedovo e con un figlio quasi dell'età della ragazza. La ragazza si ritrova così ricca e contesa dai salotti londinesi. Alla morte del figlio del Lord, si concederà a lui per fargli avere una discendenza, e ne nascono due figli. Morto lui, dopo tre anni di vedovanza, s'innamora di lei un ricco nobile russo, introdotto alla corte dello Zar. Si trasferisce in Russia e anche qui nasce un figlio. Poi, però, in punto di morte, Chiappini le scrive rivelandole la verità. A lei cade il mondo addosso: cerca di far riconoscere la sua origine, ma dopo una prima sentenza favorevole, il Tribunale del Vaticano, oliato dai Francesi (il maschio nel frattempo diventa Re di Francia, ma a 57 anni suonati), annulla tutto. La poveretta divorzia e si fa mangiare tutto dagli avvocati (parliamo di un patrimonio sterminato, centinaia di milioni di euro). Infine si trasferisce a Parigi, dove scrive un libro di memorie che sarà uno dei libri più venduti dell'800 a livello mondiale (persino in Sudafrica c'è una fondazione intestata a lei per i bambini orfani), e alla fine esce di senno e muore sola a 70 anni. Il Re di Francia, il vero Chiappini (la cui storia era nota quindi a tutti, tanto che anche il poeta romanesco Giuseppe Giusti lo sbeffeggia), riesce a stoppare tutti i suoi tentativi di farsi riconoscere come discendente dei Duchi d'Orleans. Dopo tre giorni dalla morte, uno dei suoi figli inglesi si reca a Parigi, e trova la sua camera svuotata di tutti i suoi documenti. Il corpo viene seppellito in una fossa comune e mai più ritrovato. In scena la mitica Filodrammatica Berton di Faenza, con una stratosferica Rita Gallegati nei panni di Maria Stella Chiappini, un'attrice che rende la polvere a molte "professioniste". Sempre bravi, inoltre, i veterani Daniele Porisini e Franco Bolognesi. Drammaturgia e regia di Luigi Antonio Mazzoni. Prossimamente al Teatro dei Filodrammatici di Faenza, in via Stradone, dietro l'Ospedale.

giovedì 25 maggio 2017

INFERNO - Debutto mondiale


Debutta oggi a Ravenna in prima mondiale l'INFERNO di Dante Alighieri in chiave pop ad opera del grande regista Marco Martinelli, con la coproduzione di RavennaFestival, di cui sarà il primo evento. Lo spettacolo verrà replicato per 34 sere fino al 3 luglio. Studiosi di Dante da tutto il mondo verranno a vederlo, insieme a troupe televisive e testate giornalistiche da ogni parte del pianeta. Una grande occasione che darà spazio ai tanti cittadini amanti del teatro che faranno parte dei tanti cori infernali e saranno le umili ma indispensabili comparse di questo enorme ed entusiasmante gioco di squadra. Questo è soltanto uno deo tanti pezzi giornalistici usciti in questi giorni, oltre a servizi televisivi su tutti i Canali Rai oltre che stranieri. Saranno ammessi solo 80 spettatori a serata, per cui occorre prenotare, per farlo basta andare sul sito di RavennaFestival.



mercoledì 24 maggio 2017

giovedì 27 aprile 2017

Dipingere è un albero cavo



Dipingere è un albero cavo. E’ un filo teso tra la terra e il cielo. E’ un momento di trance ipnotica. Nella preistoria, lo sciamano e il creativo erano la stessa persona. La veggenza è un viaggio nella terra di nessuno. 



Dipingere è una scommessa, un atto di crescita, perché di consapevolezza. Ci sono spazi bianchi come parole mai dette e silenzi “parlanti”, colori tenui come piccole frasi sussurrate, piccoli pensieri appena accennati, abbozzi di sorrisi, lacrime che restano attaccate alle ciglia. Il colore ha dei sussulti forti verso la luce, diventa sempre più deciso quando la luce (coscienza) lo fa vibrare.

Nella pittura ci si confronta con le proprie emozioni su un piano simbolico, ci sono emozioni trattenute, emozioni delicate, e in crescendo, emozioni prepotenti, emozioni trascinanti, emozioni devastanti, emozioni distruttive. Come gestirle? Lasciarle andare? e in quale misura? e in quale direzione?
Dipingere significa staccarsi da sé per entrare in un territorio “neutro”, di viaggio, di scoperta. Significa accettare di fare tesoro dai propri errori, per ricominciare da capo. Si cancella moltissimo, durante la realizzazione di un’opera. Cancellare la pittura “sbagliata” è un atto di coraggio e di crescita. Bisogna essere onesti. Senza onestà, non si arriva da nessuna parte in un lavoro serio, la furbizia non paga. Il mio professore di pittura mi diceva che l’atto di cancellare è il primo passo verso la grande pittura. Come in ogni viaggio che si rispetti, c’è il momento iniziale, la scoperta della tela vergine, di un territorio sconosciuto ma accogliente, dove tutto è possibile… io passo molto tempo ad accarezzare la tela, come un’arpa. La tela bianca è bellissima, ha un buon odore, e il gesso che forma il primo strato è familiare e rassicurante.
Poi ci si addentra, pieni di vitalità, ignari delle insidie, è il momento più bello. La matita o il pennello traccia linee immaginarie, appena abbozzate con rapidi segni, come guardare l’orizzonte e sognare mete future. Non importa che si debba rappresentare una spiaggia tropicale o un quarto del tavolo di cucina, è sempre un viaggio in un territorio sconosciuto.
Come in ogni viaggio, all’inizio si ipotizzano percorsi fattibili. Ma arrivano le difficoltà e le battute d’arresto, problemi tecnici e simbolici di difficile risoluzione. Il momento più duro sta nel mezzo dell’opera. E’ importante fermarsi, la strada è lunga, bisogna capire bene dove andare. Dove si deve insistere, scavare, tirare fuori, o seppellire. Dove si può applicare una invenzione. E dove può essere l’inganno.
Dipingere è un susseguirsi di problemi da risolvere.
Tutta la creatività si basa su “problemi” da risolvere, solo che i problemi non sono reali, sono immaginari. 
Ad un certo punto, proprio nel momento più duro, arriva la risoluzione dei problemi, e la fine dell’opera. In realtà l’opera non finisce mai, ma arriva un momento in cui si deve prendere un congedo a tempo illimitato dalla propria creazione. Quel momento arriva, quando i problemi sono stati risolti e il quadro è come lo volevamo all’inizio, o diverso da come lo volevamo, ma ci fa sentire soddisfatti.
Allora si può indugiare ancora un po’ sull’opera già “finita”, con piccoli ritocchi, più per la propria soddisfazione (vanità) che per reale necessità. Dipingere può essere anche molto divertente, quando si è padroni della pittura e ci si può permettere di scherzare con le immagini.
Il disegno è lo scheletro che regge l’impalcatura del colore, lo paragono alla ragione, al logos, alla parola, alla dialettica. Il colore è il mondo emotivo. 
La pittura ha un odore forte di solventi e di olio, è una forma molto materica, quasi preistorica, sicuramente infantile, ci si sporca quando si dipinge, così come ci si “sporca” quando ci si emoziona (ed è per questo che molti scelgono di congelare le proprie emozioni). Ma la struttura del quadro non è solo preistorica, è anche storica, è fatta di dialettica; di rapporti tonali, di chiaro-scuro, di piani che avanzano e di altri che retrocedono, e tanto altro.
Dire che un pittore si sveglia e si mette a dipingere così “come gli viene” preso dagli impulsi del momento, è una solenne cretinata. Ai tempi di Leonardo, un pittore era anche un matematico e, anche se i tempi sono molto cambiati, per dipingere occorre ancora, prima di tutto, pensare. Potrei dire ancora molte cose sulla pittura, come viaggio, come meditazione, come vita. Ma preferisco dipingerle!

giovedì 30 marzo 2017

Addio all'omino col basco, un grande pittore del Novecento

Si è spento il pittore Gaetano Giangrandi. Nato a Bertinoro, presso Forlì, nel 1928, si spostò presto a Cotignola dove seguì gli studi artistici con Luigi Varoli, per poi trasferirsi nel dopoguerra a Castellaccio, immerso nella campagna di Piangipane, per studiare meglio la natura, la luce e il colore. E poi a Parigi, catturato da una dimensione internazionale che lo spingerà anche verso Paesi Bassi, Regno Unito, infine Russia e New York, "conquistando" collezioni private di tutto il mondo. Tra i tanti critici che si sono occupati della sua arte, il venturiano Giuseppe Fiocco scrive di lui: "È una realtà che diviene mito; colto in quegli scheletri arborei che il logorio delle acque scava lentamente con il suo lungo fluire; una realtà che si fa sogno ed incubo insieme, rievocante mostri, scheletri e rovine. Talvolta si apparenta ai morioni barbarici dei soldati o ai vasi famosi che ci rende l'antica Spina; e tutto involge la rena, da cui emerge, contrastando talvolta con qualche cespo virente, come per indicare i poli fatali della vita e della morte. Sogno di un mondo senza tempo, che il pittore modula con le dolcezze cromatiche delle conchiglie marine. Una tematica che ha offerto e offrirà all'artista soggetti affascinanti, senza limite; i quali rappresenteranno come già rappresentano, uno dei più felici raggiungimenti della torturata arte nostrana". La camera ardente sarà aperta giovedì alle 14. Venerdì alle 10:30 la salma verrà portata al Cimitero di Bertinoro. L’assessore alla Cultura Elsa Signorino esprime il cordoglio proprio e dell’amministrazione comunale: “Perdiamo un grande artista, che in molti dei suoi lavori ha ritratto Ravenna, sua città di adozione, portandola in tutto il mondo attraverso le innumerevoli mostre delle quali è stato protagonista. Gaetano Giangrandi ha saputo indagare l’arte del passato e sperimentare gli stili più noti del suo tempo, facendoli propri, imprimendo carattere e originalità a ognuna delle migliaia di opere che ci ha donato”.

giovedì 16 marzo 2017

Sorgente Natura, una piacevole scoperta in terra di Romagna.




La Romagna non è terra soltanto di tradizioni, ma anche di ricerca, innovazioni, commercio e, per usare una parola attuale, marketing. Personalmente sono molto sorpresa da questa capacità di lanciarsi in attività di ogni genere, nel rispetto delle tradizioni ma con una grande attualità che prelude a possibilità di vivere nel futuro. Anche la cucina romagnola sta cambiando, per contaminazioni con quella italiana, internazionale, "etnica", e per la gioiosa scoperta di un mangiare più sano relativamente alle attività sedentarie che hanno sostituito quelle contadine. Casualmente, navigando in rete, ho scoperto "Sorgente Natura" che opera a Bellaria e che distribuisce i suoi fantastici prodotti, ho effettuato una prima richiesta, sono rimasta così soddisfatta che ne sto facendo altre. Abitando in un piccolo paese delle colline romagnole, ricevere pacchi a casa (sopra i 39 euro le spedizioni sono gratuite in tutta Italia) è davvero comodo. Tornerò a scrivere di "Sorgente Natura" in questo blog, suggerendo ricette di cucina romagnola (anche la pasta fatta in casa) in un piacevole mix di prodotti trovati al mercato locale dei contadini con i prodotti biologici. Nella foto sopra, la mia dispensa con alcuni prodotti di "Sorgente Natura" con il mitico Riso Baldo integrale, uno dei miei preferiti. Buon appetito!

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sabato 4 marzo 2017

Maurizio Ferrini al Day Pride Romagnolo presso Cesena!

Il Day Pride della romagnolità è arrivato! In Fiera a Cesena (località Pievesestina) fino a domani musica, food e curiosità di ogni tipo della nostra Regione! Ieri sera ospite d'onore la gloria locale Maurizio Ferrini che ha gorgheggiato una canzoncina scritta dal grande Maurizio Fabrizio in tema romagnolo. Domani sera grande chiusura con la proclamazione del romagnolo dell'anno, l'attore ravennate Ivano Marescotti. Una curiosità: tanto Ferrini quanto Marescotti abitano da diversi anni a Bologna, sopratutto per motivi logistici legati al loro lavoro. 


sabato 11 febbraio 2017

Forlì. Patrizia Diamante intervista Roberto Brunelli, esperto di arte e finanza




- A proposito di Arte Fiera Bologna edizione 2017, quali sono state le tue impressioni in merito?

Il visitatore (SOGNI E CONFLITTI. LA DITTATURA DELLO SPETTATORE, aveva titolato nel 2003 Francesco Bonami la sua Biennale di Venezia) sa scegliere, non va educato e indirizzato: lo si sta vivendo e vedendo nella politica; la gente vuole tornare a vedere, a ragionare e soprattutto a scegliere, magari tra quello che noi non consideriamo Arte ma che per loro sono stimoli e emozioni, con la propria testa, e non ha bisogno (e ciò si sta dimostrando fallimentare in tutti i settori) che altri pensino di poter decidere per loro cosa è giusto vedere esposto ed è bene scegliere.

Avevo salutato con estremo entusiasmo la scelta della Dr.ssa Vettese alla direzione di Arte Fiera ma, pur mantenendo inalterato il giudizio estremamente positivo che ho tuttora di lei, devo purtroppo constatare che, almeno ad oggi, la "cura Vettese" non ha ancora dato gli auspicati frutti. Era ovvio che sarebbe stato difficile, se non impossibile, ravvivare in pochi mesi una manifestazione che soffre ormai di una malattia cronica, ma la medicina ci insegna che una qualche cura si può sempre trovare, e che può comunque migliorare le condizioni di vita del paziente.

Oggi giorno si tende invece a selezionare rigidamente non soltanto le Gallerie che partecipano all'evento ma addirittura a chiedere loro un programma, come se la Galleria avesse al suo interno solo quegli Artisti "per investimento e/o di valore", scelta questa che si rivela deleteria per tutti gli Artisti "non convocati", frustrandone il morale e insinuando il tarlo, nei collezionisti che magari soltanto pochi mesi prima hanno acquistato le loro opere nella stessa Galleria, che essi non siano poi così tanto "ben visti" dal gallerista stesso. Ci si dimentica che l'Italia è diversa dal resto d'Europa: un tempo, quando c'era ancora la CEE, si parlava ancora del "Paese dei Cento campanili"; ci si scorda spesso che la sua ricchezza, la sua storia e la sua Arte è per l'appunto la somma di quelle diversità, di quelle molteplici scelte e di quelle originali individualità.

- Parlaci del tuo libro "Anninovanta 1990-2015. Un percorso nell'arte italiana". Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scriverlo? e con chi hai collaborato?

Il libro è stato il primo tentativo di analisi attraverso una prospettiva storica della generazione di artisti italiani attivi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila. Al volume è stato già riconosciuto pienamente questo merito essendo stato inserito in queste prestigiose Biblioteche Internazionali: https://www.worldcat.org/title/anninovanta-1990-2015-un-percorso-nellarte-italiana/oclc/905852983&referer=brief_results

Sono molto riconoscente al Prof. Cosimo Semeraro Ordinario di Storia Moderna e Contemporanea e Segretario Emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche della S. Sede che ne ha voluto curare la Presentazione.

- In una tua intervista parli dell'arte come un fenomeno visionario, e della capacità, da parte di alcuni artisti, di cogliere i segnali dal futuro. Credo che attraverso l'arte sia possibile capire meglio la storia nella sua evoluzione, i cambiamenti sociali e così via. Questo può voler significare, che l'artista non è affatto un eremita lontano dal mondo. Allora perché non si presta troppa attenzione alla sua opera da un punto di vista sociale?

Con il Libro "Anninovanta 1990 – 2015. Un percorso nell'arte italiana" ho voluto favorire, forse per primo, un doveroso processo di storicizzazione di quella generazione di artisti che ha visto la sua massima espressione negli anni '90. Oggi è più che mai auspicabile che ai nostri Artisti venga finalmente riconosciuto quel merito, quel ruolo di anticipatori che rivestono tutti i veri Artisti della storia dell'arte, artisti che hanno messo in scena nelle loro Opere i problemi umani e sociali della vita quotidiana, anticipando di molti anni, con illuminata lungimiranza, la crisi di valori, non soltanto economici, che la nostra società sta ora vivendo drammaticamente. Come vado scrivendo ormai dal 2007 sul forum di FinanzaOnLine con lo pseudonimo di "investart" la maggior parte dei collezionisti, dei critici e degli addetti ai lavori non ha ancora voluto vedere ciò che quegli artisti ci stavano raccontando con le loro opere. Allora non era facile: nel tempo del "tranquilli siam qui noi", quando tutti vivevano al di sopra delle loro reali possibilità, cullati dall'illusione che tutti potevano divenire proprietari di una casa pagando un mutuo e continuando a spendere e spandere in aperitivi & Co., era più facile voltarsi dall'altra parte ed ignorare i messaggi premonitori che gli artisti ci stavano mandando. Pure erano lì, con i loro quadri, a dirci "attenzione: questo sarà il futuro". Almeno oggi, è impossibile non riconoscere la nostra miopia.

Dalla lettura del volume emergono chiaramente gli Artisti che meglio di altri hanno anticipato l'enorme crisi di valori ancor prima che economica che il mondo globalizzato sta vivendo in questi anni.

- Quali sono stati i mutamenti sostanziali nel periodo che hai ricordato, in termini di mercato e di collezionismo delle opere?

La domanda che più frequentemente viene posta a noi addetti ai lavori da chi si avvicina da poco al mondo dell'Arte è se vi siano certezze, domanda alla quale personalmente rispondo che, se fosse tutto così automatico, sarebbe sufficiente recarsi assieme alla moglie da Gagosian, acquistare uno o più Lavori di Artisti da lui rappresentati, magari accedendo a un finanziamento privato, per poter poi pagare gli studi universitari ai figli, e magari poter lasciare loro un piccolo capitale per quando metteranno su famiglia. Ma, come è vero che I prezzi delle Opere d'Arte sono estremamente difficili da anticipare nel breve termine, è altresì vero che il mercato dell'Arte, come quello finanziario, è un "mercato efficiente", che, come sostiene il Premio Nobel per l'economia, Eugene Fama, il mercato non sbaglia e va lasciato fare, senza controlli e interferenze pubbliche, poiché questo tende spontaneamente all'equilibrio. Ebbene ciò che è successo al mercato azionario ha avuto un riflesso anche per il mercato dell'Arte. Gli studi empirici degli economisti sulle variazioni dei prezzi di azioni e obbligazioni sono infatti sovrapponibili a quelli dell'Arte e degli Artisti. Se prendiamo ad esempio il crack della new economy, la bolla dei subprime e la crisi dei titoli sovrani somigliano a ciò che è avvenuto negli stessi anni anche nell'Arte. Artisti osannati, portati alle stelle e poi svaniti nel nulla, oppure che hanno visto crollare in un istante le loro quotazioni, che poi il tempo ha restituito, o sta restituendo, o restituirà in un prossimo futuro.

Insieme allo Storico dell'Arte Salvatore Puzella nel libro "Investire in Arte e Collezionismo" abbiamo spiegato in modo assolutamente innovativo i meccanismi del mercato dell'arte, visto e considerato che nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere il futuro abbiamo scritto un libro all'incontrario elencando tutti gli errori da non fare quando ci si avvicina all'investimento in arte, se il collezionista eviterà tali "errori" molto probabilmente le probabilità di vedere un giorno premiate le proprie scelte aumentano in numero esponenziale rispetto al "fai da te" o ai consigli per gli acquisti riportati in maniera più o meno disinteressata dalla letteratura, periodica o meno di settore.

- Ritengo che sia innegabile il valore di alcuni vecchi galleristi, amici degli artisti, eroici se hanno tentato a loro spese (e talvolta fallendo) di colmare grosse lacune in ambito pubblico, ma in moltissimi casi, oggi, a mio parere, abbiamo a che fare con degli "affittacamere" spregiudicati e un po' superficiali che badano solo a vendere spazi. Come si dovrebbe muovere una galleria d'arte per essere credibile?

La Galleria dovrebbe innanzitutto programmare con almeno 12 mesi di anticipo la propria attività, offrire un mix di Artisti che parlano per primi loro stessi tra loro con i propri Lavori e cercare una vera internazionalità cercando di essere presente a eventi fieristici internazionali di prestigio e cercando contatti, non a pagamento, cosa difficile ma non impossibile, con Critici e Curatori italiani e/o stranieri che credono loro per primi nell'Artista. Non dimentichiamo mai che il Critico vive e ha successo grazie all'artista e al suo Lavoro, e un serio professionista non si lascia certo scappare il valore (storico prima ancora che economico) quando e se vi si trova al cospetto.

- Assistiamo anche a un proliferare di Prize internazionali a pagamento dove non c'è una reale selezione, l'unica selezione è il pagamento dello spazio da utilizzare... forse l'arte ha preso una deriva un po' troppo simile ai grandi centri commerciali.

Il proliferare di tale "nefaste" manifestazioni a pagamento si deve esclusivamente alle responsabilità degli Artisti che vi vogliono partecipare, se mancasse una richiesta di eventi del genere crollerebbe immediatamente anche la loro proposta.

Personalmente trovo vergognoso in certe tali manifestazioni i patrocini che le Istituzioni (leggasi quindi lo Stato) a volte rilasciano con una troppa leggerezza e superficialità.

Lasciami però spezzare una lancia a favore dei centri commerciali, con i nostri centri storici che soffrono di carenze croniche di parcheggio e il "vigile elettronico" che controlla gli accessi delle Zona a Traffico Limitato rendendo molto probabile per il "visitatore forestiero" l'incappare in una multa (i varchi d'accesso sono spesso mal segnalati anche dai navigatori più aggiornati), l'idea di "spostare" l'Arte e le Gallerie in centri facilmente raggiungibili e fruibili la vedo come una grande opportunità per il futuro di certe attività commerciali di settore.

A tal proposito mi piace qui ricordare il volume "Chi colora Nanù?" scritto insieme all'Artista Stefano Tedioli con lo scopo di avvicinare i bambini all'Amore per l'Arte fin dalla più tenera età e di cui una parte del ricavato dalla vendita dei libri viene devoluto in beneficenza all'Organizzazione di Solidarietà con popolo SAHARAWI, "RIO DE ORO Onlus".

- La pittura può venire giudicata dalle giurie insieme alla fotografia e a tutte le altre forme d'arte o di artigianato? si possono collocare sullo stesso piano?

In Italia i Premi nell'Arte non hanno fino ad ora funzionato, "i giudici" dovrebbero essere persone che con il loro Lavoro/Passione hanno negli anni dimostrato di avere loro in primi lanciato e soprattutto consolidato Artisti arrivati all'attenzione di Istituzioni/Musei/Collezioni soprattutto straniere. Non vedo oggi nella stragrande maggioranza dei giurati nostrani persone di questo calibro, forse in futuro occorrerebbe "dare in gestione" la giuria di questi Premi nostrani a eminenze o meglio eccellenze straniere, penso soprattutto inglesi e americane.

- Quali sono i paesi del mondo che attualmente propongono cose interessanti, a tuo parere?

Gli U.S.A., in particolare a Los Angeles e a New York rimangono il vero fulcro vitale per l'Arte Contemporanea mondiale, attualmente il mercato globale permette di poter però scoprire ovunque nuovi artisti.

- La vetrina del web può sostituire quella reale per la vendita delle proprie opere?

Sicuramente sì e l'Italia o meglio il collezionista italiano sta già pagando di tasca propria questa arretratezza e provincialismo dei nostri Galleristi ancora chiusi a riccio all'interno delle loro Gallerie e timorosi di confrontarsi con un mercato oramai veramente globale. Gli acquisti di Opere d'Arte sul web sono in costante aumento in tutto il mondo e colossi come Amazon on-line Art Gallery che si sono già posizionati sul settore testimoniano che indietro non è possibile tornare, la strada ormai è stata tracciata.

- Ad Arte Fiera ho sentito insistentemente parlare di una tua futura Mostra sugli Artisti italiani della "Generazione anni '60" (ovvero nati tra il 1960 e il 1970) richiesta a gran voce da Artisti e addetti ai lavori. Puoi darci qualche anticipazione?

Sarebbe molto bello; ma è veramente una cosa molto impegnativa. Ci vorrebbe una bella mostra, sarebbe molto interessante, uno dei pochi casi in cui un libro ("Anninovanta 1990-2015. Un percorso nell'arte italiana") determini una esposizione, in genere avviene sempre il contrario, anche per questo, il mio, è un vero testo di critica d'arte.

Vorrei infine ringraziare per l’attenzione e, per chi volesse continuare il discorso, rimando l'appuntamento sul Forum di FinanzaOnLine della Brown Editore.

Roberto Brunelli http://www.brunelliroberto.it/

giovedì 26 gennaio 2017

Here&Now collettiva d'arte al MuseOrfeo via Orfeo 24 BOLOGNA * 27 - 28 gennaio














La curatrice Ottavia Villani presenta l'artista modiglianese Patrizia Diamante con la sua opera <<Still life: natura mai morta, anzi, ancora vivente. 2016>> [100X80 cm, pittura ad olio su tela e faesite] Nel 1986 all’Accademia iniziai questo dipinto a olio, che per varie ragioni finì abbandonato in un garage. Ripreso nel 2016, ho giocato su formale e informale: un fondale grigio diventa una dedica al Maestro Jackson Pollock, da cui la deriva “anarchica informale”. I bozzetti che abbracciano il quadro in una cornice libera sono stati preparati in seguito, perché il dipinto è un’opera ancora in corso, e così ogni correzione, aggiunta, cambiamento di rotta, divertissement, nota, citazione, e persino la cornice diventa parte integrante, cambiando l’oggetto in progetto”. Queste sono le parole dell’artista in merito a quest’opera, nata appositamente per la mostra HERE&NOW. Partendo da una natura morta semplice, Patrizia Diamante ha voluto seguire la scia dei movimenti artistici più contemporanei, uscendo dai limiti della tela per sperimentare nuovi spazi e accedere così all’arte del “qui e oggi”. Nei quadretti che circondano l’opera possiamo ritrovare il segno di Pollock, Rotella, Mondrian, ma anche importanti forme d’arte di questo ultimo secolo, come l’uso della fotografia e il gioco. In uno spazio mai chiuso, mai finito, mai “incorniciato”, ha saputo dare vita più che mai a una natura morta, che appunto, morta non lo è più. Vi aspettiamo al MuseOrfeo in via Orfeo 24 nei giorni di Artefiera, 27 e 28 gennaio. L'ingresso è aperto a tutti coloro che vorranno ammirare le opere contemporanee in esposizione: presenti all'inaugurazione alle ore 17 i curatori della mostra e gli artisti, che accoglieranno gli ospiti e saranno disponibili per eventuali domande o per una semplice chiacchierata con il pubblico. Curatori: Mariaelena Maieron, Veronica Quarti, Brigitta Rizzuti, Ottavia Villani, Marta Zanforlin * Artisti: Michele De Matthaeis, Patrizia Diamante, Manuela Porchia, Dennis Tark, Graziella Toffoli * Inaugurazione venerdì 27 gennaio alle ore 17. Contatti: www.diamantestudio.jimdo.com

sabato 21 gennaio 2017

Chiamata pubblica per andare all'Inferno!


In occasione di Inferno, prima parte del progetto La Divina Commedia: 2017-2021 di Marco Martinelli e Ermanna Montanari (commissionato da Ravenna Festival e che sarà in scena nel programma del Festival dal 25 maggio al 2 luglio 2017), Ravenna Teatro/Teatro delle Albe invita tutti i cittadini, senza limiti di numero, lingua o preparazione specifica, a partecipare alla realizzazione della messa in scena facendo parte del coro o di altre attività (scene, costumi, tecnica, ecc.). Al momento gli iscritti alla chiamata pubblica sono 200 e quello di oggi, sabato 21 Gennaio, è stato il primo incontro operativo per tutti loro nonché per chi voglia iscriversi (c’è tempo fino ad aprile). Negli ultimi due mesi lo staff delle Albe ha incontrato a Ravenna al fine di illustrare il progetto tutti i dirigenti scolastici, gli assessori, le circoscrizioni comunali i docenti e i ragazzi della non-scuola (che si aggregheranno alla chiamata pubblica in un secondo tempo), alcune associazioni e cooperative che lavorano con i migranti, le associazioni ricreative e sociali del territorio, le compagnie dialettali e di teatro amatoriale. Gli incontri comunque non finiscono qui, e oltre a quelli dell’immediato futuro con associazioni di commercianti, artigiani, albergatori, ne sono in programma molti altri.
 Cos’è Inferno
«La chiave prima con cui tradurremo in termini scenici il “trasumanar” dantesco – spiegano Martinelli e Montanari – è pensare l’opera in termini di sacra rappresentazione medievale». Nell’epoca di Dante, non si costruiscono edifici teatrali ma tutta la città è già un palcoscenico, dalle chiese alle piazze: e nei “misteri” i giullari professionisti vengono affiancati da centinaia di cittadini in veste di “figuranti”, mentre altri cittadini pensano a costruire le scene, i costumi, le luci.
Cos’è la chiamata pubblica? È l’invito che fa Ravenna Teatro a tutta la cittadinanza a partecipare alla costruzione di questo spettacolo che debutterà all’interno del Ravenna Festival 2017. È una città intera che può rispondere a questo invito di “farsi luogo”, farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario. Chi può partecipare e cosa c’è da fare? Tutti, senza limiti di numero, età, lingua o preparazione specifica, di residenza o nazionalità. La chiamata è un grande “laboratorio” che vedrà i cittadini volontari impegnati con mansioni e livelli diversi di partecipazione alla creazione: canto, danza e movimento, recitazione corale, costruzione di scene e costumi, arti visive. Tutto questo avverrà sotto la direzione di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, degli attori del Teatro delle Albe, di altri “maestri” come Edoardo Sanchi (scene), Paola Giorgi (costumi) e Luigi Ceccarelli (musiche). Che tipo di impegno è richiesto? Il gruppo di lavoro si è tenuto oggi e continuerà giorno 2 marzo al teatro Rasi, per poi ritrovarsi da metà aprile quando inizieranno le prove che porteranno al debutto del 25 maggio. Ognuno parteciperà con i tempi che potrà. Come iscriversi? Per iscriversi alla chiamata è sufficiente farci pervenire una mail all’indirizzo cantieredante@ravennateatro con questi dati: nome cognome, luogo e data di nascita, C.F., indirizzo, telefono, una mail che si consulta abitualmente e “ti proponi per…?” indicando se volete far parte del “coro” attoriale oppure se avete altre competenze potete indicare per esempio “sarta” o “tecnico” o “organizzatore”.
L’organizzazione è a cura di Ravenna Teatro. Per informazioni su come partecipare al Cantiere Dante: tel. 0544 36239, cantieredante@ravennateatro.com, www.ravennateatro.com, pagina Facebook Ravenna Teatro. La sede di Ravenna Teatro è il teatro Rasi in via di Roma 39 a Ravenna, uffici aperti al pubblico da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.