lunedì 27 aprile 2015

Messa curta, brasula longa....


Espressioni o modi di dire inglesi con relativa traduzione in italiano e in romagnolo.


Be on the same page.
Essere sulla stessa pagina, andare d'accordo.
Rèssar cul e camìsa.

To get cold feet.
Avere i piedi freddi (significa aver paura e tirarsi indietro all'ultimo momento).
Avê' i pì giazé. Tirê' e' cul indrì a l'ultum par la cagôna. (O... pr' e' pèpacùl)

Split hairs.
Spaccare il capello in quattro (essere molto esigenti e pignoli)
Réssar un spacaquaiôn.

Not to be one's cup of tea
Non è la mia tazza di tè, non è il mio forte, non fa per me.
A n so bôn 'd sgavagném: u n' è e' mi lavor.

What's the matter with you?
Che ti passa per la testa?
'Sa zavèjat?

Really?
Sul serio?
Da bôn?

Are you sure? Certainly!
Sei sicuro/a? Senz'altro!
A sìt sicur/a? Checcàz!

Don't play hard to get!
Non fare il prezioso!
No' stà dêt dla càca!

To cut it short.
Per farla breve.
Par fêla cùrta.

Mind your business.
Fatti gli affari tuoi.
Bêda a i tu fasúl (o Fat i chêz tù)

How boring!
Che palle!
Ac dù marôn!

I don't believe you! It's impossible! Don't tell me that!
Ma va!
Mo 'sa dìt? Mo t' scarzaré!

It is out of this world!
Cose dell'altro mondo!
Tòti patàch!

And now what!
Stiamo freschi!
A sén mèss bén!

That's really good!
Bell'affare!
Brêv patàca!

There are no flies on him
Non ci sono mosche in lui: è un dritto,un tipo in gamba.
E' fa i pì al mosch.

The willing horse does all the work.
Il cavallo generoso finisce per fare tutto il lavoro.
Qui ch' lavóra i' è sèmpar i piò quajôn.

Teach one's grandmother to suck eggs. (Insegnare ad una nonna a succhiare le uova)
Dare consigli a chi ha più esperienza di noi.
Insigné ai ghët a rapê.

Blind as a bat.
Cieco come una talpa.
Zìgh coma una tôpa zìga.

To beat the crap out of someone.
Conciare per le feste.
Fê' la caparlàza.

The wrong way.
Contro mano.
Zò 'd mân.

To give one’s the creeps.
Far venire i brividi.
Fê' avnì la pël birinéna.

I am so hungry I could eat a horse!
Ho una fame che mi magerei un cavallo!
A j' ho una sghìsa ch'a m magnarèb un sumàr!

To look bad (a situation)
Mettersi male.
La s' fa gnàra.

To speak for the sake of speaking
Parlare a casaccio.
Barsajê.

To pull one's leg.
Prendere in giro.
Ciapé pr' e' cul!

To drag on.
Andare per le lunghe.
L'è una mèssa cantêda.

To look sick
Avere una brutta cera.
Rèssar de' culor dal scurèz.

Continua... (forse!)

sabato 4 aprile 2015

Mostra su Anna Magnani a Ravenna

L’attrice simbolo del cinema italiano e della romanità ha sangue romagnolo: Anna Magnani è nata a Roma, ma è cresciuta in una famiglia allargata e tutta femminile, tra le chiacchiere in dialetto ravennate di cinque zie e una nonna. Le sue origini sono state a lungo incerte e confuse, ma oggi, grazie all’Associazione Alteo Dolcini e agli studi di Matteo Persica dell’Associazione Amici di Anna Magnani, non ci sono più dubbi: i nonni erano nativi di Ravenna. Un legame che la città celebra in questi giorni con l’inaugurazione di una mostra e l’intitolazione di una piazzetta.
Venerdì 6 marzo alle 17 è stata inaugurata a Ravenna presso il restaurato Palazzo Rasponi l’esposizione “15 Fotografi per Anna”, realizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di cinematografia - Cineteca Nazionale, a cura di Sergio Toffetti: oltre trenta pannelli che ripercorrono la carriera dell’attrice, ritratta sui set dei maggiori film da lei interpretati. Infine, sabato 7 marzo alle 11, nel giorno del compleanno di “Nannarella”, il sindaco Fabrizio Matteucci ha inaugurato la Piazzetta Anna Magnani nello spazio lungo via Romolo Ricci, in Borgo S. Rocco.
È proprio qui che il fornaio Ferdinando Magnani e Giovanna Casadio, bracciante e sarta, risiedono insieme alla figlia Marina, nata il 30 giugno 1887 nella precedente casa di via Lametta. Poi Ferdinando viene assunto come usciere del tribunale, e la famiglia è obbligata a continui spostamenti: Bologna, Milano, Cesena, Catania, L’Aquila, Forlì e infine Roma, nel 1905, dove dopo tre anni nasce Anna, figlia di Marina e di un padre ignoto. Più avanti, Anna ne scoprirà le origini calabresi e il cognome, “Del Duce”, sul quale scherzerà, contenta di non esserne, almeno sulla carta, la figlia.
Se il padre di Anna è ignoto, la madre non è per lei meno sconosciuta: Marina si trasferisce ad Alessandria d’Egitto, dove sposa un ricco austriaco, pochi mesi dopo la nascita della figlia. Anna resta a Roma e cresce “tra una lacrima di troppo e una carezza in meno” con la nonna Giovanna, che per lei è come una madre, e con le cinque zie. È la biografa Matilde Hochkofler a parlare delle conseguenze dell’assenza materna su Anna nel suo libro dedicato alla vita di questa donna indipendente, dal carattere tempestoso e fragile. Proprio dal desiderio di quell’amore negato nasce la vocazione artistica di Anna: “Una carenza affettiva che cercherà di colmare con l’applauso del pubblico, dalle particine nei film degli esordi al grande riconoscimento internazionale con Roma città aperta, fino a La rosa tatuata che le farà conquistare l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1956”.