sabato 4 aprile 2015

Mostra su Anna Magnani a Ravenna

L’attrice simbolo del cinema italiano e della romanità ha sangue romagnolo: Anna Magnani è nata a Roma, ma è cresciuta in una famiglia allargata e tutta femminile, tra le chiacchiere in dialetto ravennate di cinque zie e una nonna. Le sue origini sono state a lungo incerte e confuse, ma oggi, grazie all’Associazione Alteo Dolcini e agli studi di Matteo Persica dell’Associazione Amici di Anna Magnani, non ci sono più dubbi: i nonni erano nativi di Ravenna. Un legame che la città celebra in questi giorni con l’inaugurazione di una mostra e l’intitolazione di una piazzetta.
Venerdì 6 marzo alle 17 è stata inaugurata a Ravenna presso il restaurato Palazzo Rasponi l’esposizione “15 Fotografi per Anna”, realizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di cinematografia - Cineteca Nazionale, a cura di Sergio Toffetti: oltre trenta pannelli che ripercorrono la carriera dell’attrice, ritratta sui set dei maggiori film da lei interpretati. Infine, sabato 7 marzo alle 11, nel giorno del compleanno di “Nannarella”, il sindaco Fabrizio Matteucci ha inaugurato la Piazzetta Anna Magnani nello spazio lungo via Romolo Ricci, in Borgo S. Rocco.
È proprio qui che il fornaio Ferdinando Magnani e Giovanna Casadio, bracciante e sarta, risiedono insieme alla figlia Marina, nata il 30 giugno 1887 nella precedente casa di via Lametta. Poi Ferdinando viene assunto come usciere del tribunale, e la famiglia è obbligata a continui spostamenti: Bologna, Milano, Cesena, Catania, L’Aquila, Forlì e infine Roma, nel 1905, dove dopo tre anni nasce Anna, figlia di Marina e di un padre ignoto. Più avanti, Anna ne scoprirà le origini calabresi e il cognome, “Del Duce”, sul quale scherzerà, contenta di non esserne, almeno sulla carta, la figlia.
Se il padre di Anna è ignoto, la madre non è per lei meno sconosciuta: Marina si trasferisce ad Alessandria d’Egitto, dove sposa un ricco austriaco, pochi mesi dopo la nascita della figlia. Anna resta a Roma e cresce “tra una lacrima di troppo e una carezza in meno” con la nonna Giovanna, che per lei è come una madre, e con le cinque zie. È la biografa Matilde Hochkofler a parlare delle conseguenze dell’assenza materna su Anna nel suo libro dedicato alla vita di questa donna indipendente, dal carattere tempestoso e fragile. Proprio dal desiderio di quell’amore negato nasce la vocazione artistica di Anna: “Una carenza affettiva che cercherà di colmare con l’applauso del pubblico, dalle particine nei film degli esordi al grande riconoscimento internazionale con Roma città aperta, fino a La rosa tatuata che le farà conquistare l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1956”.

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