venerdì 31 luglio 2009

La Romagna si "allarga"

La Romagna si "allarga" a sud-est. La Val Marecchia, zona incantevole che conta località molto suggestive come Pennabilli, dove risiede il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, ormai novantenne, e San Leo, nel cui castello morì nel 1791 il famoso Conte di Cagliostro, si unisce da oggi alla Romagna. Sono passati quasi cinque anni dalle prime iniziative locali, con raccolta di firme prima e referendum poi, ma ora il pià sembra fatto. La Val Marecchia era compresa amministrative nella doppia provincia di Pesaro e Urbino, ma di fatto era un lembo di Romagna a tutti gli effetti e gravitava da sempre sulla città posta allo sbocco del Marecchia, cioè Rimini. Troppo distante Pesaro, per non parlare di Urbino, per adempimenti burocratici e altro ancora. Ovviamente ci sono anche in ballo forti interessi economici, visto che l'inclusione nell'Emilia-Romagna porterà a questi sette comuni contributi regionali di ben altra portata. E quindi tra un anno al massimo gli alunni delle scuole troveranno l'atlante politico italiano con una variazione, piccola ma importante. Un'autentica "secessione", insomma, fatta però in modo pacifico. Ciò potrebbe costituire un importante precedente per altre situazioni di questo tipo, una delle quali proprio ai confini sud-ovest romagnoli: Marradi e Palazzuolo sul Senio, ora in provincia di Firenze, avrebbero una gran voglia di confluire nella provincia di Ravenna, dato che Faenza dista solo quaranta chilometri dalle due località, risultando quindi molto più comoda per tutta una serie di snellimenti burocratici e amministrativi.

lunedì 27 luglio 2009

Aurelio Lolli, una vita per l'Anarchia

Il 30 maggio 1999 moriva il compagno Aurelio Lolli. Gli mancavano poche settimane per compiere il secolo di vita, essendo nato a Castel Bolognese – la città in cui è poi sempre vissuto – il 10 agosto 1899. Era l'ultimo rappresentante superstite della terza generazione di anarchici castellani, composta da militanti nati tutti a cavallo dell'anno 1900 e che avevano iniziato a svolgere attività politica all'epoca della Prima guerra mondiale. Proprio la Grande guerra aveva rappresentato, per Aurelio come per tanti altri suoi coetanei, l'esperienza determinante della vita, quella che maggiormente lo aveva segnato.Divenuto anarchico giovanissimo, frequentando i libertari particolarmente numerosi all'epoca nella cittadina romagnola, si era schierato contro gli interventisti in nome dei suoi ideali umanitari, antimilitaristi e pacifisti. Dopo essere stato coinvolto nella chiamata alla leva dei "ragazzi del '99" era intenzionato a disertare, ma venne dissuaso dai familiari, consapevoli dei pericoli a cui sarebbe andato incontro. Rientrato in ritardo – dopo alcuni giorni di latitanza – in caserma ad Alessandria, dovette scontare alcuni mesi di carcere e venne poi inviato in Albania, dove rischiò la vita per avere contratto la malaria e poi la spagnola.Nel primo dopoguerra diede il suo contributo alla lotta contro il montante fascismo, prima della definitiva presa del potere da parte di Mussolini. Nel 1945, terminata la seconda guerra mondiale, contribuì alla ricostituzione del Gruppo anarchico di Castel Bolognese. Nel 1973 fu (con Nello Garavini, Giuseppe Santandrea e altri della sua generazione, già coinvolti come lui nella costituzione di una prima esperienza con lo stesso nome, nata nel 1916 e sviluppatasi per pochi anni nel primo dopoguerra), tra i fondatori della Biblioteca Libertaria di Castel Bolognese, che trovò una sede in locali di sua proprietà. Rimasto solo e senza eredi diretti dopo che erano decedute le due sorelle, Aurelio decise di destinare alla Biblioteca gli immobili di sua proprietà, e per rendere realizzabile questa sua volontà nel 1985 venne costituita la Cooperativa Biblioteca Libertaria "Armando Borghi", di cui fu Presidente fino alla sua morte. Senza la generosa donazione di Aurelio Lolli la Biblioteca Libertaria di Castel Bolognese – che oggi costituisce una realtà viva e attiva sul piano culturale e politico, coinvolgendo persone di varie generazioni – probabilmente da tempo non esisterebbe più. Anche in nome di questa consapevolezza, i soci della Cooperativa Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" desiderano in questo decimo anniversario della morte commemorare il loro primo Presidente, ricordandolo – con immutati sentimenti di affetto e di gratitudine – come un esempio di generosità, di coerenza e di fedeltà agli ideali libertari.


Aurelio nel ricordo di Tommaso Marabini, "Marabbo"


Ho conosciuto un giovane di Castel Bolognese che, come obiettore di coscienza, aveva fatto l'assistente domiciliare ad Aurelio Lolli, l'ultimo degli anarchici castellani nati a cavallo tra il XIX e il XX secolo a lasciarci. Mi raccontò che l'anziano compagno lo invitava a non passare la giornata in casa sua, di andare a godersela all'aperto. Già: Aurelio, nato il 10 agosto 1899 e scomparso il 30 maggio sfiorando il secolo di vita, amava le giornate di sole.E' ancora ragazzo quando esce dall'osteria, ritrovo degli anarchici castellani, col passo di chi ha scelto un ideale e lo sa portare per tutta la vita. Quel perpetuato atto d'amore tra sé e l'umanità, esercitato puntigliosamente, si scontra con i drammi del "secolo breve": prima guerra mondiale, fascismo, seconda guerra mondiale, guerra fredda… Il primo confitto vede Aurelio disertore, poi militare, in cucina però e dopo essersi fatto alcuni mesi di carcere (nei suoi racconti sapeva rendere il militarismo buffo e crudele al contempo). Poi la malaria, la spagnola, un fratello morto in guerra, il biennio rivoluzionario, la Resistenza: "L'abbiamo cominciata noi anarchici, nel 1920-21".Nel 1945 è tra i compagni che ricostituiscono il gruppo anarchico di Castel Bolognese e pochi mesi prima di morire dichiara a un settimanale faentino: "Anarchico è il pensiero, verso l'anarchia va la storia. Io lo dico ancora". La sua scomparsa avviene quando, insieme ai compagni locali, ci si era proposti di organizzare un piccolo ritrovo per i suoi cento anni, lasciandomi attonito e un po' smarrito al suo funerale. Ricordo le bandiere, i canti anarchici, l'assenza del prete.

giovedì 16 luglio 2009

Morto il grande oncologo ravennate SILVIO BUZZI


E' morto nella notte a 79 anni per una malattia incurabile Silvio Buzzi, neurologo e oncologo ravennate noto per le sue ricerche antitumorali in via di sperimentazione in Giappone dopo il via libera un paio di anni fa dell'organizzazione governativa nipponica Pharmaceutical medical devices agency (Pmda). Il nome di Buzzi era legato al Crm197, un derivato della tossina difterica in grado, secondo le sue analisi, di bloccare l'avanzata di determinati tipi di tumore, e in alcuni casi di farli scomparire. Le ricerche del ravennate, iniziate oltre trent'anni fa lontano dai tradizionali circuiti accademici, erano state pubblicate su riviste scientifiche internazionali come 'The Lancet', 'Cancer Research', 'Cancer Immunology Immunotherapy e Therapy', 'American Association for Cancer Research'. Il medico aveva fissato la sua attivita' in un libro autobiografico dal titolo 'Il talco sotto la lampada' (Ares edizioni). Il caso era stato piu' volte ripreso dalla stampa nazionale. A breve Buzzi avrebbe ricevuto dalla Camera di Commercio ravennate il 'Premio Teodorico' per il settore 'ricerca'. I funerali sono stati fissati per domani mattina a Ravenna. Appresa la notizia, il sindaco della citta' romagnola Fabrizio Matteucci, attraverso una nota, ha espresso a nome della citta' le condoglianze alla famiglia dello scomparso.

Era un gentiluomo d'altri tempi, il Dott. Buzzi. La sua scoperta risale al 1970, e prima di diventare una celebrità italiana, sulla scia però delle scoperte del Prof. DiBella, lo era dovuto diventare all'estero, come in Giappone, dove lo veneravano. Molta gente è riuscita a guarire grazie alla sua scoperta e questo anche in Italia, fino a che improvvisamente qualcuno ha stoppato i test. Lui non aveva minimamente battuto ciglio, rifiutandosi persino di brevettare la molecola che aveva scoperto, rinunciando a una montagna di soldi, anche se certamente non era povero. Lascia la moglie e tre figli, di cui Anna Maria, la maggiore, è neurologa all'ospedale di Lugo di Romagna, uno dei primi in Italia per qualità dell'assistenza e delle cure (io ne sono un esempio vivente di ciò). Insieme al padre stava lavorando su effetti collaterali del CRM197: cura delle placche arteriose, con effetti benefici su infarti, ictus e aterosclerosi. Il tumore, quasi fosse un'organismo intelligente, ha colpito proprio uno dei suoi più acerrimi nemici. Quando lo hanno scoperto, un mese fa, era già troppo tardi.

mercoledì 15 luglio 2009

Le Grandi Interviste del Secolo

Casualmente trovo un inserto di un giornale locale della zona di Ravenna, in cui compare un'intervista doppia a due giovani (femmina e maschio, che compaiono in sequenza nelle risposte) legati da un rapporto di collaborazione lavorativa. Belle le domande, e non male anche le risposte.
COME TI CHIAMI?
Ilaria
Cristian
SEI FIDANZATO/A?
No, ho smesso
Ci sto lavorando
LA PARTE MIGLIORE DEL TUO CORPO?
Ahaha... prossima domanda??
Le mani... ihihih
MAI FINTO UN ORGASMO?
Eh, beh...
No, mai
COSA NE PENSI DEGLI HAPPY HOUR ALLE 20?
Che si deve colpire chi fa casino davvero e non tutti indiscriminatamente
Uno schifo...
TI DEPILI?
Si!!!
No...
ANCHE LI?
Più che posso!!!
No...
COSA NE PENSI DEL DIVIETO DI ALCOOL DOPO LE 2?
Che io non bevo, ma l'alcool lo vende lo Stato!
Mi è indifferente... faccio scorta prima delle due e le restanti tre ore mi servono per smaltire la sbronza
QUANTI SMS SPEDISCI AL GIORNO?
Troppi!!! Li detesto!!!
Una decina...
QUANTO TEMPO STAI SU FACEBOOK?
Mi sono iscritta al gruppo "Avevo una vita una volta. Facebook me l'ha portata via"
Un'ora al giorno... circa
IL RUMORE PIU' FASTIDIOSO?
Il telefono la mattina
La voce di Ilaria
LA COSA CHE TI FA PIU' INCAZZARE?
La violenza contro gli animali e le persone indifese
Essere svegliato dal campanello di casa la domenica mattina
LAVORI?
Ogni tanto fingo...
Si!
E COSA FAI?
Patrocinante legale e a tempo perso organizzatrice di feste ed eventi con Cristian
Progettista in un'azienda di macchine automatiche
DOVE VAI IN PALESTRA?
Non ci vado... ma non guardarmi con quella faccia schifata...
Alla Lucchesi di Faenza!
ESISTONO GLI ALIENI?
Speriamo di sì... se il massimo del progresso siamo noi, Dio non è quel genio che credevo...
Può darsi, ma io non ne ho mai visto uno...
LA TUA OSSESSIONE?
Mi lavo in continuazione!!
Non saprei...
SPENDERESTI LO STIPENDIO IN?
Vestiti e accessori
Viaggi
IL LIBRO CHE STAI LEGGENDO ORA?
Twilight
Nessuno, non leggo mai. Preferisco bermi una birra in compagnia
PORTI GLI OCCHIALI DA VISTA?
No, quelli da sole... va bene lo stesso?
No
E PIU' ALTO UN CAMPANILE O VA PIU' FORTE IL TRENO?
Cheee????
Va più forte il treno
QUAL'E' IL PESCE PIU' GRANDE?
Se i cetacei son mammiferi... lo squalo!
Mi sembra la balenottera azzurra...
QUANTO MISURA UN PIEDE?
Interessante quest'intervista...
Ovviamente 0,31 metri
CHE ORE SONO?
Le 15,30 e sta tuonando...
Le 15,45
COSA VORRESTI ESSERE TRA 10 ANNI?
Un Giudice di Cassazione
Un manager di successo
COSA CAMBIERESTI DEL TUO CORPO?
E' una domanda che non dovevi farmi... siediti!
Forse i piedi...
COSA STAI INDOSSANDO?
La cravatta
Le scarpe
CONVIVENZA O MATRIMONIO?
Convivenza
Matrimonio
SE TUO FIGLIO FOSSE GAY?
Sarebbe un problema perchè la società lo mortificherebbe
Ci penserò al momento...
COSA BISOGNA AVERE NELLA VITA?
Per vivere bene, il potere! Per vivere bene con sè stessi la serenità e l'onestà...
Salute e tanti soldi... così vai dove vuoi...
SALUTA IL TUO SOCIO...
Ciao Cris! Il 24 luglio li mandiamo tutti a casa sui gomiti!
Ciao Ila, fai la brava!

venerdì 10 luglio 2009

Scompare l'ultimo Repubblicano irriducibile

E' scomparso a Cesena, sua città natale, forse l'ultimo Repubblicano di stretta osservanza mazziniana tipicamente romagnola. ODDO BIASINI è stato un personaggio importante fra gli anni 70 e gli anni 90. Nato a Cesena nel 1917 era stato partigiano in una brigata composta quasi esclusivamente da repubblicani. Dopo una carriera nella scuola, dapprima come insegnante poi come Preside (conobbe sua moglie dando ripetizioni private), approdò alla politica, divenendo infine vsegretario del PRI quando presidente era il vecchio Ugo La Malfa. Eletto in Parlamento nel 1968, ricoprì l'incarico di Ministro dei Beni Culturali nei primi anni 80. Lasciato il Parlamento, fu nominato presidente della Commissione dei Familiari della strage di via Fani. Oltre all'attività strettamente pubblica, affiancò anche un'immagine simpaticamente privata: era famoso per le sue folte sopracciglia nere, e per la sua passione -tipicamente romagnola- per la bicicletta, che lo portava a compiere lunghi tragitti con gli amici cicloturisti della sua città. Era simpaticamente preso di mira dal noto corsivista satirico dell'Unità Mario Melloni, più noto come Fortebraccio. Gli ultimi anni sono stati intristiti da un tumore al pancreas e dalla perdita del figlio, annegato nelle acque dell'Oceano Pacifico durante un naufragio. Giorgio La Malfa lo ha ricordato in Parlamento come "l'ultimo repubblicano di antica osservanza", cosa che evidentemente non è lui. Un altro pezzo di Romagna che scompare e che entra nel limbo dei ricordi.

mercoledì 1 luglio 2009

In onore del grande studioso Manlio Cortellazzo

Manlio Cortellazzo, forse il più grande studioso ed esperto di dialetti italiani, si è spento pochi giorni fa alla bella età di 90 anni. Era di chiare origini venete ma era conosciutissimo in Romagna. Da oltre quarant'anni aveva promosso l'affermarsi delle moderne scienze linguistiche nelle università italiane, dando loro dignità epistemologica e il giusto rilievo che esse meritano. Quando il dialetto era ancora guardato con diffidenza nel mondo accademico, Cortellazzo ne comprese tutta l'importanza scientifica, ma ne colse pure il valore nel contesto del recupero della cultura popolare come mezzo per investigare l'evoluzione dei sentimenti, delle opinioni, delle visioni del mondo delle classi operaie e proletarie, incapaci com'erano di accedere ai mezzi che le classi dirigenti avevano a disposizione per esprimere compiutamentre il loro pensiero. Diresse per molti anni il Centro di Dialettologia del CNR, e da molti anni era socio onorario dell'Istituto Friedrich Schurr, che fu un grande studioso del dialetto romagnolo fin dai primi anni del 900 ed era viennese. Cortellazzo ci lascia opere fondamentali per lo studio dei tanti dialetti del nostro Paese, come ad esempio il DIZIONARIO ETIMOLOGICO DEI DIALETTI ITALIANI (Torino, UTET, 1992), oppure I DIALETTI E LA DIALETTOLOGIA IN ITALIA FINO AL 1800 (Tubinga, 1980). Un settore che lui curò particolarmente fu verso l'italiano "popolare", vale a dire quelle parole intermedie fra italiano e dialetto che troviamo per esempio nelle lettere che i soldati scrivevano a casa dalle trincee della Grande Guerra o, molto più spesso, si facevano scrivere, profittando dei commilitoni che avevano un minimo di confidenza con le lettere. Come si può notare la sua fama aveva superato da molto tempo i confini nazionali. Benchè impegnato su vari fronti già da quindici anni il Professore si era offerto di collaborare con l'Istituto Schurr, quando ancora il suo bollettino "La Ludla" veniva stampato in poche copie e quasi in modo da carbonari presso la canonica di Don Serafino a Santo Stefano, quindici chilometri a sud di Ravenna. La sua collaborazione risultò decisiva per l'ampliamento dello "Schurr", che oggi promuove studi, simposi e concorsi letterari per tenere vivo il dialetto romagnolo, che in realtà si differenzia non poco anche su distanze di venti o trenta chilometri appena. Nella sua ultima visita in Romagna, assieme alla moglie e alla nipote, Cortellazzo lasciò detto: "La sorte ha voluto che assistessi al rapido -anche se meno veloce in Veneto- tramonto delle parlate vernacolari, che prelude alla loro estinzione, sia pure non così prossima come qualcuno paventa. Per questo mi sono investito del compito di recuperare non L'USO del dialetto, impresa che andrebbe contro la Storia, ma la conservazione delle sue ultime e cospicue tracce. Non si tratta di conservare per i posteri un materiale inerte, ma una documentazione, depositata nei modi dialettali, del giudizio delle vicende storiche e sociali delle età trascorse, che la povera gente non era in grado di affidare alla scrittura". At salut, Prufessor, e fa un bò viazz!