lunedì 6 febbraio 2012

Una settimana di libertà


Nel giugno del 1914 i cittadini di Alfonsine, cittadina a 16 km. da Ravenna, avevano preso il controllo totale del Paese. Furono sequestrare derrate alimentari e armi ai latifondisti. Interrotte le comunicazioni, furono date alle fiamme il Circolo Monarchico e la Chiesa, che fu prima saccheggiata e devastata. La scritta "W MASETTI" e "ABBASSO L'ESERCITO" erano un pò ovunque. Masetti, com'è noto, era un giovane anarchico imolese che nel 1911 sparò al proprio ufficiale di plotone, mentre prestava servizio militare a Bologna, diventando così un simbolo per tutti i refrattari alla guerra e all'ordine costituto. Ma cos'era successo? Dall'8 al 14 giugno tutta l'Italia fu attraversata da un forte vento rivoluzionario. Casus belli fu l'uccisione di tre proletari, due repubblicani e un anarchico, avvenuto ad Ancona per mano di un manipolo di carabinieri durante un comizio del giovane socialista faentino Pietro Nenni. Socialisti, repubblicani e anarchici, dopo anni di infauste divisioni intestine, furono uniti stavolta negli intenti. Scoppiarono tumulti in ogni parte d'Italia con decine e decine di morti, anche fra le forze dell'ordine. E proprio in Romagna si raggiunse l'acme della rivolta. Gli alfonsinesi, in particolare, furono i più radicali, come abbiamo già detto. Dopo aver di fatto isolato la cittadina, che all'epoca contava circa 5000 anime, gli abitanti festeggiarono per una settimana intera, improvvisando una specie di "Carnevale" fuori stagione. Nonostante questo, comunque, non ci fu neppure un morto e, anzi, anche a chi fu sequestrata la proprietà o i propri oggetti, fu garantita la piena libertà di movimento. Naturalmente, come nella migliore tradizione di "sinistra" in Italia, i massimi dirigenti socialisti dell'epoca (fra i quali Mussolini!) dopo una settimana fecero marcia indietro, argomentando che ancora per la rivoluzione non si era pronti, insomma, che si era fatta solo un pò di ricreazione e che per il momento bastava così. Il 14 un reparto di Cavalleria entrò in paese, e molti, sopratutto anarchici, furono processati e condannati. Alcuni fuggirono in Svizzera o a San Marino, altri furono reclusi, anche se durò poco, dato che sei mesi dopo ci fu un'amnistia per la nascita di una bambina in Casa Savoja. Il 26 luglio di quell'anno si tennero le elezioni per il Comune, e la vittoria della lista socialista fu quasi plebiscitaria, anche se la nuova amministrazione, condotta da Camillo Garavini, fu presto commissariata. Con lo scoppio di lì a poco della Grande Guerra, quasi tutti i militi alfonsinesi vennero vigliaccamente mandati in prima linea davanti agli austroungarici come "vendetta", e pochi, infatti, furono quelli che fecero ritorno alle loro case. Alfonsine, poi, subirà un pesantissimo bombardamento alleato durante la Seconda Guerra, in occasione della famigerata "Battaglia del Senio", il fiume che l'attraversa, subendo la distruzione del 95 per cento del centro abitato, Chiesa compresa.

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