giovedì 2 febbraio 2012

Dal blog NEWSRIMINI una testimonianza sui fatti drammatici di ieri, il treno bloccato come metafora dell'Italia che non funziona


C'era anche la riminese Manuela Fabbri, responsabile della comunicazione per il consorzio Down Town di Rimini, ieri sul treno intercity Bologna-Taranto, fermo per sette ore nelle campagne di Forlimpopoli. "Un treno - scrive oggi Manuela - metafora dell'Italia". RIMINI





02 febbraio 2012
13:46

Di seguito il suo racconto:

"Ieri ero sull'intercity per Taranto: una metafora dell'Italia, la conferma che i cittadini italiani (tranne qualche raro esempio) sono migliori di chi dovrebbe sapersene assumere le responsabilità, perché delegato (e pagato) a farlo. L'assenza totale dell'azienda Trenitalia e dello Stato (il Prefetto) e la protezione civile, lo scaricabarile tra "decisori": 1000 persone (e forse più) con bambini, donne incinte e anziani, mollate come fossero nelle lande sperdute siberiane, a 1km, forse 2 da Forlimpopoli, l'evoluta Romagna.
Senza nessuna assistenza, allarme, avvertimento, annuncio in tempo reale su siti e altro... dopo ore di attesa il mattino alla stazione di Bologna di treni che non partivano sebene di lì avrebbero docuto nascere (come il Bologna-Rimini delle 12.06), finalmente eravamo partiti da Bologna. Ci aspettavano 7 ore e passa, senz'acqua, riscaldamento, bagni utilizzabili, alimenti, etc. Con l'ultima sceneggiata all'arrivo a Forlì, alle 22 circa: dopo ore di tempo per la preparazione dell'evento - "l'accoglienza dei profughi", un continuo rimbalzo tra Rimini, Bologna e Forlì abbiamo poi capito (a seconda se la locomotiva riusciva ad arrivare e da dove, alla fine dell'ennesimo tentativo)... Tutto senza alcun coordinamento e il Sindaco Balzani, che comunque c'era, che avrebbe voluto portare persone esauste fuori dal mattino, partite da Bologna per Taranto ma anche da Bologna per Rimini, o anche solamente da Forlì a Cesena (15km!) e/o da Bologna a Rimini (come me)... tutti alla FIERA!
Se non fosse tragico per l'Italia (seppure senza morti e feriti) vi assicuro sembrerebbe una farsa. Più di 7 ore chiusi ermeticamente lì dentro accatastanti, pur con tutte le nuove tecnologie a disposizione e messaggi di ogni genere partiti per tutta l'Italia: 112, 118, 113, prefetture, protezione civile etc., potete rendervi conto quanti parenti, amici, conoscenti ci fossero e che a loro volta se ne occupassero... es. la mia amica Cenni, giornalista di Oggi che avevo appena lasciato a Bologna, ha scatenato facebook già dopo un'ora che eravamo fermi e sono cominciate a piovere telefonate dei giornalisti, ma abbiamo continuato per ore e ore a non vedere una coperta o un bicchiere d'acqua (anche fredda)... mai nulla fino all'arrivo (tra fotografi e telecamere) alla stazione di Forlì!
Il campionario di cittadini italiani e non che erano sul quel treno - difronte a me una signora romena che non era riuscita a decollare dall'aeroporto di Forlì e tornava a Civitanova era esterrefatta: "Signora è fortunata, salga subito sull'intercity per Taranto, uno dei pochi che circola!", le avevano detto i ferrovieri - hanno dimostrato un grande self control e capacità di affrontare le crisi. Nessuno era infuriato (nonostante il colore che qualche giornalista ha fatto). Molti rassegnati, altri casomai increduli, e (ancora di più) preoccupati per l'Italia. Della ulteriore ragione per deprimere il morale delle persone sugli esiti della nostra comune "baracca".

Manuela Fabbri

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