C'era anche la riminese Manuela Fabbri, responsabile della comunicazione per il consorzio Down Town di Rimini, ieri sul treno intercity Bologna-Taranto, fermo per sette ore nelle campagne di Forlimpopoli. "Un treno - scrive oggi Manuela - metafora dell'Italia". RIMINI
02 febbraio 2012
13:46
Di seguito il suo racconto:
"Ieri ero sull'intercity per Taranto: una metafora dell'Italia, la conferma che i cittadini italiani (tranne qualche raro esempio) sono migliori di chi dovrebbe sapersene assumere le responsabilità, perché delegato (e pagato) a farlo. L'assenza totale dell'azienda Trenitalia e dello Stato (il Prefetto) e la protezione civile, lo scaricabarile tra "decisori": 1000 persone (e forse più) con bambini, donne incinte e anziani, mollate come fossero nelle lande sperdute siberiane, a 1km, forse 2 da Forlimpopoli, l'evoluta Romagna.
Senza nessuna assistenza, allarme, avvertimento, annuncio in tempo reale su siti e altro... dopo ore di attesa il mattino alla stazione di Bologna di treni che non partivano sebene di lì avrebbero docuto nascere (come il Bologna-Rimini delle 12.06), finalmente eravamo partiti da Bologna. Ci aspettavano 7 ore e passa, senz'acqua, riscaldamento, bagni utilizzabili, alimenti, etc. Con l'ultima sceneggiata all'arrivo a Forlì, alle 22 circa: dopo ore di tempo per la preparazione dell'evento - "l'accoglienza dei profughi", un continuo rimbalzo tra Rimini, Bologna e Forlì abbiamo poi capito (a seconda se la locomotiva riusciva ad arrivare e da dove, alla fine dell'ennesimo tentativo)... Tutto senza alcun coordinamento e il Sindaco Balzani, che comunque c'era, che avrebbe voluto portare persone esauste fuori dal mattino, partite da Bologna per Taranto ma anche da Bologna per Rimini, o anche solamente da Forlì a Cesena (15km!) e/o da Bologna a Rimini (come me)... tutti alla FIERA!
Se non fosse tragico per l'Italia (seppure senza morti e feriti) vi assicuro sembrerebbe una farsa. Più di 7 ore chiusi ermeticamente lì dentro accatastanti, pur con tutte le nuove tecnologie a disposizione e messaggi di ogni genere partiti per tutta l'Italia: 112, 118, 113, prefetture, protezione civile etc., potete rendervi conto quanti parenti, amici, conoscenti ci fossero e che a loro volta se ne occupassero... es. la mia amica Cenni, giornalista di Oggi che avevo appena lasciato a Bologna, ha scatenato facebook già dopo un'ora che eravamo fermi e sono cominciate a piovere telefonate dei giornalisti, ma abbiamo continuato per ore e ore a non vedere una coperta o un bicchiere d'acqua (anche fredda)... mai nulla fino all'arrivo (tra fotografi e telecamere) alla stazione di Forlì!
Il campionario di cittadini italiani e non che erano sul quel treno - difronte a me una signora romena che non era riuscita a decollare dall'aeroporto di Forlì e tornava a Civitanova era esterrefatta: "Signora è fortunata, salga subito sull'intercity per Taranto, uno dei pochi che circola!", le avevano detto i ferrovieri - hanno dimostrato un grande self control e capacità di affrontare le crisi. Nessuno era infuriato (nonostante il colore che qualche giornalista ha fatto). Molti rassegnati, altri casomai increduli, e (ancora di più) preoccupati per l'Italia. Della ulteriore ragione per deprimere il morale delle persone sugli esiti della nostra comune "baracca".
Manuela Fabbri
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