martedì 28 agosto 2012

Un ricordo dei miei nonni faentini, Francesco e Adalgisa


Francesco è stato vigile del fuoco e grafico cartellonista, le sue mani erano abili e veloci a disegnare loghi, pitturare insegne. Era un uomo molto colto, il suo scrittore preferito era Victor Hugo, il suo compositore prediletto Giacomo Puccini. Era autoritario e burbero, ma generosissimo. Ha combattuto la resistenza come staffetta dei partigiani, fino alla Liberazione di Faenza. La musica lirica, la bicicletta, i francobolli, le competizioni sportive in tv e il Partito Repubblicano Italiano erano le sue passioni. Quando portava le figlie al cinema a vedere i cartoni animati, il più rapito era senz'altro lui.
Gisa lavorava come sarta, cuciva gli abiti di tutta la famiglia e spesso ne venivano fuori dei veri capolavori, prima di dormire ci raccontava le storie di Brandè, un brigante romagnolo.
A sessant'anni dopo tanto lavoro e tanti sacrifici hanno deciso di girare insieme per l'Europa, perché Francesco non poteva vivere senza zaino sulle spalle e senza macchina fotografica per mostrare agli amici i bei posti visitati.
Questa bellissima foto del 1980 in occasione del loro cinquantesimo anniversario di matrimonio, nel Parco di Faenza, "ritoccata" da lui che era un dannato perfezionista (le fronde degli alberi non sono abbastanza verdi, devo rifarle) e forse un po' macchiata anche la sua testa, è una testimonianza di quella magnifica spontaneità un po' visionaria che li contraddistingueva.
Due persone semplici, autentiche, bellissime, che sono state insieme tutta la vita, anche nelle avversità e nelle tragedie (un figlio morto durante la guerra per difterite).
Due persone non famose, ma non per questo insignificanti.
Due romagnoli DOC, dei quali vado tanto fiera, li ricordo con immensa tenerezza.


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