martedì 31 gennaio 2012

Storie di ravennati, Aldo Succi detto "Garibaldi", il mitico Danilo Casali di Radio Ravenna Uno, Elio Quarneti lo chef anarchico


Dopo il trasloco dalla piattaforma di Splinder che è in chiusura in questi giorni, abbiamo recuperato la storia di Aldo Succi, un altro di quei personaggi tipici romagnoli con tanto di soprannome celebre e quella di Danilo Casali. A seguire il ricordo di Elio Quarneti dalle pagine di Rivista Anarchica.

martedì, 01 luglio 2008


Aldo Succi, detto "Garibaldi"

Personaggi curiosi, tipici della provincia romagnola, ma non solo. Il 27 giugno di cento anni fa nasceva a Ravenna un certo Aldo Succi, che popolarmente verrà chiamato "Garibaldi", perchè si fermava sovente a dialogare con la statua dell'Eroe dei Due Mondi in pieno centro. Dire che fosse bizzarro è poco: intanto circolava sempre in bicicletta portando con sè un lungo palo di legno a mò di alabarda, cantava ad alta voce pedalando e ripeteva sempre l'ultima frase che aveva sentito. Una volta un turista lo fermò per chiedergli quanto distasse la famosa basilica di Sant'Apollinare in Classe, e lui gli rispose che "una volta distava cinque chilometri". Il turista, sorpreso, gli ribattè: "Come sarebbe a dire -una volta-?", e lui serafico gli rispose (in dialetto): "Cosa vuole, oggi aumenta tutto!". Sempre un altro turista una volta gli chiese dove fosse Galla Placidia (intendendo il famoso mausoleo nell'area della Basilica di San Vitale), e lui, guardandosi attorno gli fece: "Galla Placidia? Era qui poco fa!" (sempre in dialetto). Arrivò la guerra, e con essa il coprifuoco. Una sera d'agosto del 1943 una sentinella, di guardia in una via del centro, intimò "l'alt" varie volte e infine sparò ferendo di striscio una povera donna che aveva ignorato l'ordine. Un'ora dopo la stessa sentinella intimò di nuovo: "Alto là! Chi va là?", sentendosi replicare nello stesso modo. La cosa andò avanti per sei o sette volte, dopodichè ci fu un accorrere di militari, solo per scoprire che il "sovversivo" era "Garibaldi" che ripeteva sempre l'ultima frase sentita. L'indomani il parroco Don Molesi, testimone oculare della scenetta, gli chiese: "Da dove venivate ieri notte, che erano le undici?", e Succi: "Ero stato in Pineta!". "In Pineta? Alle undici di notte? E non sapevate che c'era il coprifuoco?", ribattè il prete. Succi continuò a ripetergli meccanicamente: "Sono stato in Pineta!". E altro non fu possibile cavargli di bocca. Succi dialogava non solo con la statua di Garibaldi, ma anche con la statua bronzea di Augusto, che all'epoca era nella centralissima Piazza del Popolo. Una volta fu sentito dirle: "Come sei nera! Ma perchè non vai in Comune, che ti assumono subito?", con evidente riferimento alle assunzioni che in Comune assegnavano a chi aveva fatto la guerra in Africa Orientale nel 1936. In quei tempi di fame e miseria, il pane, spesso, era duro e quasi immangiabile. E così un bel giorno il buon "Garibaldi" ne depositò alcuni pezzi davanti alla statua, dicendole: "Mangialo tu, che hai lo stomaco di ferro!". Naturalmente tutto questo sempre in dialetto ravennate. "Garibaldi" morì in una giornata di fitta nebbia, il 12 dicembre del 1951, mentre camminava in mezzo ad una via molto trafficata. Finì sotto le ruote di una "Fiat Topolino", condotta da un noto medico locale. Il "Resto del Carlino", nell'edizione locale, ne parlò con grande enfasi quasi fosse scomparso un grande scienziato o un noto letterato. Erano decisamente altri tempi. Sicuramente con lui scompariva un pezzo della vecchia Ravenna, che oggi suscita infinita nostalgìa nelle vecchie cartoline in bianco e nero in vendita nei mercatini dell'antiquariato.

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lunedì, 12 maggio 2008


"L'amicizia" (poesia per Danilo)

Nemmeno il tempo di rifiatare, appena tornato dalle Langhe, ed ecco l'ennesima brutta notizia. Che sia vera la storia dell'anno bisesto, che risulta funesto? Insomma, qui ormai è tutt'uno. Danilo Casali ci ha lasciato, a 75 anni, dopo breve malattìa. Chi era Danilo? Nella nostra città, Ravenna, era un'istituzione. Grafico pubblicitario geniale e fantasioso, pioniere delle radio libere, e grande appassionato di teatro in vernacolo romagnolo e compagno di mille simposi e convivi, in cui elargiva la sua enorme cultura e simpatìa, ma senza mai uscire dalle righe e con una sobrietà d'altri tempi. La sua figlia prediletta, lui che non ha avuto figli veri, era Radio Ravenna Uno, in attività ormai da quasi trent'anni, in cui conduceva programmi di grande qualità e spessore culturale. Interviste a grandi personaggi di passaggio e locali, letture di poesìe (anche le mie primissime, inizi anni 80), cronache di vita cittadina, attento studio dell'evoluzione dei tempi, divertissement in dialetto... migliaia e migliaia di ore di trasmissione che ora costituiscono un patrimonio inestimabile per la conoscenza del nostro dialetto, delle usanze popolari della nostra terra... e poi ancora, lui che era anche un grande cinefilo e un grande appassionato di football, una rivista settimanale (una delle prime in Italia) che parlava delle trame dei film in uscita nelle sale cittadine, la bacheca in Piazza del Popolo aggiornata da lui stesso coi trasferibili (!), la domenica pomeriggio sui risultati del Ravenna Calcio, negli anni in cui vegetava fra serie D e serie C. Negli ultimi anni aveva comprato un capanno da pesca alla foce del fiume Lamone, a Casalborsetti, e così si era inventato una rubrica radio dal titolo "Nutezzi da e nostar padlon", cioè "Notizie dal nostro padellone", ove per padellone s'intende il termine popolar-vernacolare che indica appunto un capanno da pesca, ciò perchè la superficie della rete da pesca dà l'idea di un'enorme padella, una volta tesa ai quattro angoli dagli argani che la calano in acqua. Al suo ricordo, al suo volto gentile e sorridente, dedico questi pochi e miseri versi.


L'anno ha preso la sua spinta, e precipita

dentro il gorgo, ancora un altro.

Fiori e campi di foglie morte illustrano

i sentieri spogli di nobiltà, e il silenzio

vira la sua barca verso terra.

Il maggio ora mi sorvola, coi suoi

cieli luminosi, densi di bellezza

piumata, e colmi di risate.

Ma dietro al cipresso la luna guata,

in terribile ascesa, sulla pianura

trapunta di lucciolanti fosfori.

Eppur di nuovo mi giunge

in gola la tua voce di amico

caldo e generoso, come il miele

che da bimbo scoprivo dalle

mani di mia madre. Come

il vento che da sempre sferza

il prato delle aurore inesorabili,

delle sentenze pronunciate,

del buio mare che s'ingolfa

nei giorni dei nostri desideri.

"scillicet occidimus, nec spes

est ulla salutis, dunque loquor

voltus obruit unda meos"

Andrea Trerè

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Dal Resto del Carlino

2008-05-04


CON la morte di Danilo Casali, avvenuta ieri all’ospedale di Ravenna dopo breve malattia, si stacca un altro foglio dalla rubrica delle persone buone. Nato nel 1933, dopo aver frequentato il liceo classico si iscrisse a giurisprudenza a Milano non certo con l’intenzione di indossare la toga, ma per venire in contatto con un ambiente che sicuramente lo avrebbe aiutato a formarsi come pubblicitario. Casali, infatti, nasce innanzitutto grafico e la pubblicità fu il suo principale campo di azione tant’è che fin dagli anni della goliardia si era fatto un nome come organizzatore di eventi.
Molte insegne di negozi in città restano ancora oggi come testimonianza del suo estro. Fu Casali uno dei primi a introdurre la pubblicità nelle sale cinematografiche Era Casali a introdurre nel Caffè Nazionale la bacheca coi risultati delle partite del Ravenna e che lui stesso aggiornava ogni domenica pomeriggio a beneficio di quanti passeggiavano per la piazza. E fu un’idea di Casali la bacheca in piazza con le indicazioni dei film proiettati nelle sale della città unitamente al giornalino ‘Flash’ che pubblicizzava i film.
Ma la sua creatura più importante fu ‘Radio Ravenna Uno’, prima emittente radiofonica privata di Ravenna e sicuramente una delle prime a livello nazionale. E Danilo era l’uomo tuttofare, dal regista al conduttore. Il suo seguitissimo programma ‘Valzer, polka, mazurca e taiadell’ fu diffuso per oltre 30 mila ore con grandissimi livelli d’ascolto. Sempre attento alle cose di Romagna, seguiva con interesse gli appuntamenti romagnoli e dovunque si parlasse di Romagna e delle sue tradizioni Danilo non mancava mai.
Ultimamente andava orgoglioso della sua ultima creatura di carta, ‘Nutizi da e’ nostra padlon’, il mitico capanno da pesca n. 35 sul Lamone, dove Danilo riusciva a radunare amici per cenacoli e per mangiate di pesce. Casali ha lavorato fino alla fine. Anche sul letto dell’ospedale pensava a progetti futuri e disegnava bozzetti con quell’estro che aveva ereditato da sua madre, la pittrice Emma Montanari Casali. Danilo Casali fu un vero vulcano di idee e un entusiasta della sua professione, che interpretò sempre con l’animo pulito del bambino. E questa sua onestà è sempre stato il suo inconfondibile biglietto da visita col quale si è guadagnato la stima e l’affetto di molti amici che gli hanno sempre voluto bene. I funerali avranno luogo lunedì 5, alle ore 10.45, nella chiesa di San Rocco.

Franco Gàbici

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Ricordando Elio Quarneti (1959 - 1996)

E' per me penoso e difficile scrivere queste poche righe. Penoso per l'affetto che nutrivo per Elio (eravamo amici da 18 anni), difficile perché la sua personalità era veramente complessa, intricata ed intrigante, profonda, mutevole ed impossibile a riassumersi con una, anche se nobile, "etichetta".
Comunque sia, Elio era anche un anarchico e ci teneva a dirlo. Era veramente anarchico, per le sue scelte di vita, non per i vezzi o le parole. Cioè, era coraggioso, e generoso, in tutto. Non amava i compromessi e le mezze misure, e aveva davvero un pessimo carattere. Diceva sempre in faccia quello che pensava, senza badare alla convenienza o alla reputazione. Però, come tutti i "cattivi", era capace di amare tanto e di dare tutto per poco o nulla!
Di cose ce ne sarebbero da dire, a migliaia, ma debbo essere per forza concisa. E allora dirò che era un cuoco straordinario, uno degli "chef" più bravi e più creativi in Romagna (con tanto di articoli sui giornali); che era stato "chef" indiano di Lotta Continua, poi molto vicino agli anarchici di Ravenna (quando avevano la libreria "A come inchiostro"); che non era mai andato a votare, nemmeno per gioco; che sradicava i cartelloni della Lega per buttarli nell'immondizia; che cancellava le scritte razziste dai muri; che inseguiva i Testimoni di Geova per spaventarli ("Sono il figlio di Satana"); che buttava fuori i fascisti dal suo locale; che spegneva gli incendi nella pineta e li accendeva nei cuori...che era omosessuale, e fiero di esserlo, anche quando gli costava caro...che era una persona al di fuori di tutti gli schemi, di tutte le parrocchie, di tutti i conformismi...che fumava l'erba senza essere uno "sballato", che beveva senza andar di fuori, che era rispettoso degli altrui spazi, parole, silenzi.
Rispettoso fino alla fine, perché la morte non è una cosa da mettere in piazza e chi sa vivere cos', sa morire anche dignitosamente.
Non so se lui avrebbe gradito questo mio scritto, tanto, diceva polemicamente, le parole sulla carta sono alberi sprecati, ma io mi sento di ricordarlo con rabbia e tenerezza a tutti quelli che l'hanno conosciuto (e a Ravenna sono tanti) e anche a quelli che avrebbero potuto incontrarlo, magari notando soltanto il taglio di capelli strafigo con la "A" cerchiata e gli anfibi d'importazione.
Elio amava tantissimo gli alberi, un albero verrà piantato dalle sue amiche e amici a Pian Grande di Castelluccio (Norcia), in sua memoria.
Per me un fratello, un maestro di vita, che lascia un vuoto incolmabile (la misura della sua grande esistenza).
L'11 marzo, alle 3 del pomeriggio, se n'è andato per sempre il mio più caro amico e un compagno impagabile...

Pralina (Firenze) da Rivista Anarchia maggio 1996


il Piano Grande, località umbra dove Elio si recava molto spesso
 e dove si trova un albero in sua memoria

2 commenti:

  1. grande, mi hai fatto un regalo grande... uno smack enorme

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  2. Hai visto, ho messo anche il tuo ricordo di Danilo Casali con la bellissima poesia annessa... :)

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