sabato 24 dicembre 2011

Happy hour, patàca e vu cumprà

dal nostro archivio, un'altra interessante recensione scritta nel 2008 sui cambiamenti della Romagna.

Happy Hour, Patàca & Vu Cumprà

Che cos'è oggi la Romagna? Esiste ancora? E dove sta andando? Una possibile risposta viene tentata da questa prima prova narrativa di Nello Agusani, ravennate, insegnante con all'attivo vari testi scolastici con la Mondadori. Nella sua scheda biografica leggiamo che coltiva vari interessi culturali e ha partecipato ad alcuni concorsi letterari. L'editore Giraldi di Bologna, editore giovane ma già molto attivo e presente alle Fiere del Libro in Italia ed all'estero, ha quindi raccolto questi dodici racconti in un libro a cui ha "preteso" vi fosse incluso nel titolo la parola "patàca", che in romagnolo definisce uno sbruffone inconcludente e vanesìo. In effetti questi racconti solo casualmente sono ambientati a Ravenna e dintorni, perchè le situazioni ivi narrate, come il fatto vero di cronaca di un rapinatore bosniaco inseguito e ferito dai carabinieri che preferisce suicidarsi pur di non farsi catturare, potevano essere accadute in qualsiasi altro posto. Il libro descrive un'angolo di terra finora troppo idealizzato, elevato ad un rango di emblema ormai scolorito, uno stereotipo che fatica moltissimo il fatto di non essere più capitale di un'impero, e non più luogo di transito e di soggiorno di personaggi quali Dante Alighieri, Niccolò Machiavelli, Leonardo Da Vinci, George Byron, Giuseppe Garibaldi, Oscar Wilde, Giacomo Leopardi, e così via. La terra degli "uomini rossi" di beltramelliana memoria era stata in grado di produrre grandi passioni politiche e parimenti grandi personalità. Qui sono nate le prime cooperative bracciantili ed edili d'Italia, ad opera di operai socialisti, repubblicani e anarchici. Il primo deputato socialista del Regno d'Italia fu un'imolese, Andrea Costa nel 1882, di provenienza anarchica. Grandi anche le personalità espresse dal mondo libertario: Leo Longanesi, Amilcare Borghi, Pio Turroni; dal sindacalismo, che oltre ad un gigante come il già nominato Borghi espresse anche un socialista come Nullo Baldini; dal mondo repubblicano, con Saffi e Valzanìa; dal mondo cattolico, con Benigno Zaccagnini. Un capitolo a parte è Benito Mussolini, che da socialista rivoluzionario fondò poi il fascismo, copiando anche il colore "sociale", il nero, dagli anarchici, di cui fu sempre un segreto estimatore. E mi scuso per i tanti nomi che per ragioni di memoria e di spazio non riesco a citare. Insomma per vari decenni la Romagna è stato uno dei laboratori più fecondi a livello internazionale di idee politiche, di esperimenti a vari livelli, di confronti, di scontri e di incontri. Sì, ma oggi? Purtroppo il popolo che fa capolino da questi racconti appare stranito, abbacinato dalle luci del divertimentificio che hanno sostituito del tutto le lampade votive dei vari ideali. Ora i bar o i pub si chiamano "Hemingway", "Bukowski", "Progresso", "Doveri e Diritti", "Scintilla", senza che nessuno si ponga la minima domanda da dove scaturiscano questi nomi. Le passioni si sono spente ormai del tutto. E' un quadro desolante quello che ci propone Agusani, ma molto più efficace e immediato di quello che ci possono fornire miriadi di dotte quanto noiose conferenze. I valori che vi troviamo sono omogeneizzati all'intero Occidente. Lo scenario è quello di famiglie che si disgregano, di piaceri effimeri ricercati ossessivamente, di amori confusi col sesso, di schiere di giovani annoiati senza progetti. Un quadro che già il grande Michelangelo Antonioni, ferrarese, delineò in uno dei suoi film più emblematici: "Deserto Rosso", del 1964, girato proprio a Ravenna città e nella sua zona industriale. E che anche un grande poeta ravennate, Eugenio Vitali, descrisse in modo lirico in una raccolta del 1981: "Ravenna, la durata di un trapasso", che però raccoglieva poesie a partire dai primi anni sessanta. L'autore, comunque, usa una scrittura scevra dalla retorica e dalla nostalgìa: descrive e basta. Molto belle e luminose le descrizioni dei panorami marini e delle valli di Comacchio, un pò didascalici invece alcuni dialoghi che ho trovato quà e là nei vari racconti, difetto peraltro comprensibile visto il mestiere con cui l'autore deve fare i conti giorno dopo giorno. Complessivamente una "prima" molto più che dignitosa, impreziosita anche dai disegni di Faustino Fori (la copertina è opera sua), con un passato trentennale come poeta ed ora approdato felicemente alla pittura.

phederpher

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