domenica 11 dicembre 2011

Nel 2009 usciva questo bel volume delle Albe

martedì, 20 gennaio 2009


Novità editoriale - Teatro delle Albe




Finalmente è in libreria il volume "Teatro delle Albe. Suburbia. Molti Ubu in giro per il pianeta 1998-2008", a cura di Marco Martinelli e la moglie Ermanna Montanari, edito da UBULIBRI. Si tratta di un libro che raccoglie dieci anni di lavoro del Teatro delle Albe, compagnia nata in Romagna nel 1977, e che nel dicembre 1998 metteva in scena al Teatro Rasi di Ravenna "I Polacchi", una liberissima interpretazione del celeberrimo UBU RE di Alfred Jarry. Andai a vedere la prima di quella che mi sembrava una delle tante reinterpretazioni dell'UBU, e mi trovai invece immerso in un caleidoscopio di musiche e luci del tutto impensate, e sopratutto, accanto agli attori professionisti del Teatro delle Albe, una schiera di giovani reclutati nei licei di Ravenna, con un nome che era tutto un programma: "I PALOTINI". Erano già diversi anni, infatti, che il buon Martinelli andava a tenere nelle scuole Superiori della città corsi di teatro, mettendo alla berlina i testi più classici di ogni tempo con un saggio finale che egli stesso chiamava "La Non Scuola delle Albe". L'idea in fondo era semplice: riscrivere i testi teatrali più famosi (come l'Ubu Re, appunto), destrutturandoli alla radice e adattandoli alle energie fresche dei giovani interpreti che, in quanto non essendo attori professionisti, potevano mettere in campo idee e soluzioni non preconfezionate. Non avrei mai immaginato che "I POLACCHI" avrebbe percorso buona parte d'Europa, e che, nel corso degli anni, sarebbe stato proposto anche in America e in Senegal, utilizzando giovani del luogo. Nel 2005, infatti, Martinelli sbarca a Chicago e mette in scena la versione locale: "MIGHTY, MIGHTY, UBU", con un successo di pubblico e di critica davvero inusuali. Due anni dopo Martinelli approda nel villaggio senegalese Diol Kadd, dove già da qualche anno le "Albe" tenevano laboratori teatrali, grazie alla propaggine senegalese della compagnia, già in essere dalla fine degli anni 80. Infine lo scorso anno l'esperienza del quartiere napoletano di Scampìa, dove il coro si è moltiplicato fino ad un centinaio di ragazzi in scena con "ARREVUOTO - UBU SOTTO TIRO". Si tratta di spettacoli che hanno permesso a ragazzi che diversamente non sarebbero nemmeno andati a teatro come spettatori, di rendersi autori e attori allo stesso tempo, lavorando spalla a spalla con attori professionisti e firmando una delle pagine più belle e vitali del teatro italiano di fine millennio. Il libro è impreziosito da splendide foto tutte superbamente incorniciate da incisioni riprese dallo stesso Jarry. Ancora, il tutto viene arricchito da un dvd allegato che riprende brani memorabili di queste quattro esperienze diluite in questi dieci anni di viaggio. Riporto alcune frasi dello stesso Martinelli: "La cifra inconfondibile di queste esperienze è stata l'unicità. Ogni incontro è stato irripetibile. Ci siamo sentiti veramente cittadini del mondo. Ogni condizione sociale con cui abbiamo fatto i conti ha creato un suo spettacolo unico e irripetibile. Porto nel cuore ognuna di queste esperienze, non potendo veramente sceglierne alcuna a discapito delle altre. E' chiaro anche che ogni due anni si rendeva necessario rinnovare il gruppo dei ragazzi, perchè con l'andare avanti con le repliche il gruppo originale perdeva spontaneità, e bisognava andare a pescare nel mare magnum della "non-scuola", nei licei di Ravenna. Ed è stato così che ci è venuta l'idea che avremmo potuto arricchire lo spettacolo andando a pescare proprio dalle nazioni dove lo stavamo portando, rendendolo unico a causa delle caratteristiche locali che vi sarebbero confluite. E un paio di queste esperienze, il Senegal e Scampia, stanno tuttora andando avanti". Conobbi Marco Martinelli nel 1985 quando all'epoca stava completando un trittico ispirato alle opere di fantascienza di Phillip Dick, quello di "Blade Runner", e posso dire che la cosa che rende unico questo straordinario autore è la sua linea poetica che è rimasta fedele nel corso di quasi tre decenni, e che lo ha reso famoso e popolare presso gli addetti ai lavori di mezzo Pianeta. Il tutto partendo da una cittadina di provincia famosa solo per i mosaici e per l'inquinamento causato dal suo polo chimico.


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