domenica 11 dicembre 2011

Un anno fa a Bologna

lunedì, 06 dicembre 2010


Ridi, Bologna!



Una due giorni piuttosto intensa quella appena archiviata, e molto soddisfacente sul piano artistico. E con in più la ciliegina di questo libro, presentato ieri sera da Eraldo Turra (il meno magro del famoso duo Gemelli Ruggeri), che ha fatto da intrattenitore durante la serata dedicata alla gara di poesia orale svoltasi al Circolo Bertold Brecht, promossa dall'Associazione Culturale Via de' Poeti. Bologna, benchè non rappresenti nè per me nè per la mia attuale compagna una felice tappa della nostra vita, sia pure in tempi diversi, è comunque una delle capitali riconosciute della comicità italiana. Bene, questo libro, firmato anche da Eraldo Turra, ripercorre gli ultimi decenni di storia del cabaret e della comicità all'ombra delle Due Torri. Si parte con la mitica Carla Astolfi, attrice in dialetto bolognese, e giunta quest'anno al 75esimo anno di palcoscenico (con in più comparsate in film e spot pubblicitari) per proseguire con Lucio Dalla e Gianni Cavina (famoso per essere l'Ispettore Sarti). Lucio Dalla iniziò come cabarettista, alzi la mano chi lo sapeva! Bè, l'elenco è veramente sconfinato, se contiamo anche chi è solo passato professionalmente da Bologna, come Walter Chiari (che ci risiedette due anni, e finì poi per comprarsi una casa a Cervia, dove tutte le estati fanno, nella piazza centrale, una rassegna in suo onore, il "Sarchiapone"). A Bologna nacque appunto il gruppo del Gran Pavese: Susy Blady, Lupo Solitario, i Gemelli Ruggeri, Vito (che attualmente fa coppia artistica con una mia carissima amica di Faenza, Maria Pia Timo, in arte Wanda la carrellista). A Bologna è nato il rock demenziale degli Skiantos, guidati da Roberto "Freak" Antoni, sono nate rassegne che hanno lanciato artisti tuttora in auge, come la Zanzara d'Oro. Qui sono emersi personaggi come Ennio Marchetto, Paolo Hendel, Antonio Albanese, Paolo Cevoli, Giorgio Comaschi, Enzo Robutti, Fabio De Luigi, Veronica e Malandrino (in arte Marcolino e Padre Buozzi), Maurizio Ferrini, Alessandro Bergonzoni, Natalino Balasso, Eros Drusiani, Daniele Fabbri (in arte Luttazzi, in omaggio a Lelio), Maurizio Pagliari (in arte Duilio Pizzocchi), Gigi e Andrea, i fratelli Mario e Pippo Santonastaso, il Trio Reno, Bruno Nataloni, la Metallurgica Viganò, Gene Gnocchi, e poi il mitico "poeta sborone" Andrea Sasdelli (in arte Giuseppe Giacobazzi), e prima ancora Dino Sarti, Francesco Guccini e Andrea Mingardi, anche loro partiti come intrattenitori. Non tutti, come sapete, sono bolognesi doc, anzi, ma è un fatto che proprio a Bologna hanno trovato l'humus adatto per la loro crescita. E sicuramente sto dimenticando qualcuno! A Bologna per vari anni c'è stata la redazione del mitico settimanale satirico "Cuore", a cui ha contribuito anche la mia Pralina con due sue fantastiche vignette. E senza trascurare che proprio a Bologna, dopo Firenze e Milano, ha attecchito la Lega Italiana per l'Improvvisazione Teatrale, diffusasi poi nella vicina Romagna al punto che il Campionato d'Improvvisazione di quest'anno lo ha vinto la squadra di Ravenna. Qui cito due nomi sconosciuti ai più: Paolo Busi e Federico Palombarini, due autentiche macchine da risate. Poi ci sono anche grandi artisti non professionisti. Le compagnie dialettali di Bologna sono da sempre sinonimo di qualità, oltre che di divertimento: famosi anche in tutta la Regione erano i gruppi di Bruno Lanzarini, Arrigo Lucchini e Bruno Dellos. Purtroppo, con l'attuale crisi, le compagnie dialettali fanno ormai molta fatica a sostenere trasferte anche di poche decine di chilometri! Mi permetto a questo punto di citare un amico scomparso: Franco Frabboni, che aveva costituito una compagnia chiamata "Bulagna in dialett". Lo vidi recitare a Molinella due anni prima della morte, e ne aveva quasi ottanta. Bè, in palcoscenico sembrava al massimo un sessantenne, con un fisico asciutto e una vitalità incredibile. E con una verve comica ancora freschissima. E ancora un'ultima menzione per il gruppo "Ponte della Bionda", capitanati dal grande Fausto Carpani, coetaneo di Mingardi, comico, attore, cantautore e riesumatore del passato rinascimentale della città con spettacoli indimenticabili. E, ripeto, sto dimenticando ancora tanta gente. Qual'è il segreto, direte voi? Indubbiamente un'animaccia anarchica e dissacrante. E poi anche il fatto di trovarsi in posizione strategica, in modo da catalizzare anche tutti gli artisti nel raggio di almeno cento chilometri. E, last but not least, la messe enorme di locali e localini, cresciuti sopratutto come "indotto" dell'Alma Mater, la più vecchia università d'Europa. Giovani = voglia di divertirsi, anche se adesso, con l'invecchiamento della popolazione e lo spopolamento del centro storico, i problemi non mancano. Ora, per esempio, manca il sindaco, e la situazione economica è pesante. E anche lo sport sta soffrendo. Il Bologna lotta per non retrocedere, e le due squadre di pallacanestro (sport che a Bologna è più di una fede) sono da tempo relegate in campionati minori, causa fallimenti economici vari. Insomma... chi vivrà vedrà.

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Sempre restando a Bologna e in tema di comicità e riso, riproponiamo un vecchio divertente post di Alcide Brunazzi dal blog Versi e Versetti (ormai ex dato che hanno chiuso la piattaforma di Splinder)

venerdì, 29 agosto 2008


Scherzi d'altri tempi

Un personaggio a tutto tondo, di quelli di una volta tipicamente bolognesi, è un signore che si chiama Luigi Lepri (Gigèn d'Livra, in dialetto felsineo). Studioso del dialetto e attore in vernacolo, tiene da molti anni una piccola rubrica sulla pagina locale del RESTO DEL CARLINO dal titolo "Di ban sò, fantèsma!" (Raccontaci un pò, fantasma!), in cui racconta aneddoti, scherzi, frizzi e lazzi dei tempi che furono. Questo in particolare è davvero gustoso, e risale a una cinquantina d'anni fa. Uno studente dell'Alma Mater, particolarmente adepto del Dio Bacco, ad ogni sbronza veniva assalito dal rimorso e, per purificarsi, pregava gli amici di portarlo dove c'era molta acqua. Un bel mattino, dopo l'ennesima notte di eccessi alcoolici, si svegliò sulle rive di un fiume larghissimo, e concluse che gli amici lo avevano portato in macchina fino al Po, in pratica poco più di un'ora di viaggio da Bologna. Risalì barcollando l'argine e al primo passante che trovò gli si rivolse in dialetto bolognese, chiedendogli dove fosse il paese più vicino. L'uomo lo guardò sorpreso e, in perfetto francese, gli rispose che era a pochi chilometri da Parigi! In pratica quella volta lo scherzo fu pesante (e costoso!), visto che viaggiarono tutta la notte e oltre per scaricare l'amico lungo la Senna. Il nostro eroe, senza documenti e senza soldi, dovette faticare non poco per rientrare a Bologna. Finì poi per ritrovarsi coi soliti amici e, decidendo di stare al gioco, gli disse questo: "Ragàz, cal vèn al fà di miràcuel, a fòrza ad bevvar am sa truvè al Mulèn Rouge" (Ragazzi, quel vino fà miracoli, a forza di bere mi sono ritrovato al Moulin Rouge). Il tutto quindi si concluse in una solenne risata ed in una ancor più solenne bevuta, che il beone festeggiò col detto: "L'è mej al vèn fèss che l'acua cèra" (E' meglio il vino schietto che l'acqua pura). E Alcide questo lo sa molto bene e lo mette in pratica quasi ogni giorno...

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