martedì 13 dicembre 2011

Leggete e "indignatevi" (da "Repubblica")


La Lauretana sta a Cusercoli, venti chilometri in collina sopra Forlì. E' nel ramo dal dopoguerra, quando erano le donne di qui ad arrotondare facendo rosari in casa. Ma oggi, con la crisi e la delocalizzazione, produce anche in Cina, Albania, Ecuador, Romania. E non sempre è facile controllare gli intermediari...



"Il signor Beccucci è un mecenate, senza di lui questo paese sarebbe finito in miseria nel dopoguerra, come tutti i nostri vicini. Dovrebbero fargli un monumento, invece non lo hanno nemmeno sepolto nel nostro cimitero". Cusercoli, piccolissimo borgo dell'Appennino emiliano, settanta chilometri da Rimini. Un minuscolo fiume, caratteristiche case in pietra, il classico bar di paese, e una fabbrica, la Lauretana, orgoglio del posto in quanto leader nazionale del suo settore: produzione e vendita di rosari. Siamo arrivati qui guidati dai negozianti riminesi che hanno indicato la Lauretana come la maggior rifornitrice di articoli per i loro negozi. In effetti questa piccola fabbrica, che oggi conta quattordici operai, ha una storia degna di tutti gli onori: "Molte donne del paese facevano rosari in casa per arrotondare i pochi soldi che entravano ogni mese - raccontano i paesani -. Quando dopo la guerra c'era poco lavoro o nulla, il signor Beccucci ci affidava questo compito e così molti di noi hanno rinunciato ad andarsene e il paese è rimasto vivo".

Questa però è una storia di decenni fa, adesso c'è la crisi e l'arrotondamento non c'è più. Piuttosto, c'è la delocalizzazione che stiamo cercando. "Sì, la Cina è la più economica, poi viene l'Albania. Siamo su un costo di 35-40 centesimi a rosario. Ma produciamo anche in Ecuador, Romania, Cecoslovacchia...". A parlare è il responsabile del commercio della Lauretana con Roma e il Vaticano ("dove portiamo sempre camionate di roba e addirittura riforniamo il magazzino personale del Papa"), che racconta come "con la globalizzazione e la concorrenza, soprattutto cinese, devi cambiare marcia e fare i tuoi affari all'estero. Noi arriviamo a vendere anche in Nuova Zelanda, per quanto riguarda la produzione invece è direttamente il titolare a tenere le fila di tutto perché devi stare attento a non infrangere le leggi nostre e dei paesi dove andiamo a produrre. A volte si serve di intermediari, ma comunque è lui a sorvegliare tutto".

A questo punto sarebbe utile sapere se fra questi intermediari c'è anche il "nostro" Frizz, per capire se la Lauretana sa che questi rosari vengono realizzati sfruttando per un pezzo di pane delle donne che hanno già una vita devastata dal Kanun. A darci questa risposta può essere solo Sergio Beccucci, titolare della Lauretana e figlio del defunto fondatore. Ma ancora una volta l'entrata in scena di un attore protagonista non corrisponde a un'accoglienza amichevole e così veniamo sbattuti fuori con tanto di invito a vergognarci e minacce di chiamare i carabinieri. Beccucci non è contento di vedere taccuini e macchina fotografica davanti a sè, né ha intenzione di fornire dettagli sul modus operandi della Lauretana.


Non possiamo quindi sapere con certezza se Frizz, che alla fine rimarrà un personaggio misterioso, sia o meno in contatto con la Lauretana. Quello che abbiamo capito è che anche il mercato dei rosari fa leva sulla deregulation della globalizzazione e che le condizioni di povertà e difficoltà sociale sono sempre un terreno fertile per sfruttare persone e guadagnare più denaro. Anche se il prodotto in questione è un rosario, uno dei "messaggeri" di cui l'uomo si è dotato per parlare con Dio.

1 commento:

  1. Le bestemmie costano zero. E' per quello che vanno per la maggiore.

    =)

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